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    L'unico fondamento della Chiesa è Gesù Cristo!
    Questa è un'affermazione comune e cara a tutte le chiese cristiane - è anche un inno famoso in alcune tradizioni protestanti -, non solo perché ne focalizza l'identità, ma anche perché costituisce un programma di vita per ciascun cristiano, in qualsiasi contesto si trovi. Il tema di preghiera per l'unità proposto quest'anno alle nostre chiese e comunità, offre l'opportunità di riflettere sui modi in cui Cristo viene percepito come fondamento della sua Chiesa.

    1. Le chiese della Slovacchia ci invitano a pregare assieme a loro. Il Signore le ha benedette concedendo loro nuove opportunità per servire, riconciliare, e ricevere doni spirituali. Ispirati dal loro stesso ministero, riflettiamo insieme a tutti i cristiani del mondo, sul fondamento della nostra fede comune: Gesù Cristo Signore.

    2. Potremmo chiederci: "Qual è la relazione fra la struttura della Chiesa e il suo fondamento?". Quando descrive il grado di preparazione dei cristiani di Corinto a ricevere ed assimilare il cibo solido, Paolo, in realtà, sta parlando della relazione fra la struttura della Chiesa, che siamo noi, e il suo fondamento. Paolo nota come tutti, uomini e donne, manchino di maturità dal momento che discutono e litigano nel tentativo di stabilire quale dei loro predicatori sia il migliore. Essi hanno perso di vista il legame spirituale con la sorgente; si sono insuperbiti, confidando più sulle capacità umane, che su Colui che è il vero "datore dei doni": Dio.
    Non dobbiamo forse chiederci se e in quale misura questo quadro possa riferirsi anche alla situazione odierna? Sarebbe forse opportuno che le chiese al loro interno, ed ogni cristiano nella propria comunità, meditassero su che cosa accade quando perdiamo di vista che Dio, e non noi, deve essere considerato sempre al centro del nostro universo come creatore e datore dei doni. Per Paolo, infatti, questa tendenza indica il medesimo peccato dell'Eden: voler prendere il posto di Dio.

    3. Paolo si rende conto che, sebbene egli avesse gettato le fondamenta, altri sarebbero sopraggiunti e avrebbero edificato sopra ciò che lui aveva costruito. Questo è naturale in ogni costruzione, giacché nessuno può far tutto; questo è il motivo per cui l'Autore di tutti i doni ha elargito molti e diversi carismi. La competizione fra rivali spesso conduce all'invidia e alla gelosia. Paolo esorta perciò i suoi discepoli a gareggiare nella carità. Ciò richiede umiltà; riconoscere che Dio è il solo datore dei doni è l'unica condizione che ci impedisce di inorgoglire, di diventare narcisisti, di pensare solo a noi stessi. Ogni altro atteggiamento offusca il fondamento vero e unico, Gesù Cristo, che è stato "sottoposto alla prova del fuoco", e di cui è stata "provata la consistenza".
    Le chiese e tutti i cristiani sono chiamati ad imitare Cristo in tutto, ad "entrare nel piano di Cristo", a seguire i suoi passi, a vivere in obbedienza perfetta alla volontà di Dio e, perciò, ad essere uniti con il Padre. Forse oggi noi vacilliamo nella ricerca di questa comunione e di questa unità fra i credenti, perché siamo diventati troppo chiusi in noi stessi.

    4. Non diversamente dai Corinti, anche noi forse abbiamo dimenticato che siamo il tempio di Dio e a Lui sacri. Che cosa può voler dire ciò per la vita dei cristiani di oggi? Meditando questo testo nel corso dell'anno, sarebbe bene chiederci quanto abbiamo testimoniato questa sacralità al mondo. In quale misura abbiamo testimoniato insieme la nostra comune fede nell'affermazione che siamo il popolo di Dio, un sacerdozio santo, una nazione regale?

    5. Paolo ancora oggi ci sfida. Ci sfida ad imparare ad essere gli "stolti" che rifiutano la "saggezza umana" per accogliere la saggezza di Dio. Vivere secondo la sapienza di Dio significa accettare ciò che le chiese hanno già in comune cioè il Signore, Gesù Cristo, il Pantocratore della Chiesa che unisce in sé tutti i battezzati. Per amore del vangelo i cristiani devono imparare la "follia", rifiutando continuamente il peccato della divisione e testimoniando la loro appartenenza a Cristo, unico fondamento su cui poggia la Chiesa. Se apparteniamo a Cristo, apparteniamo anche a Dio. Paolo sa quanto Dio ha operato nella creazione attraverso Cristo per "fare nuove tutte le cose" e riconciliare tutto. Quali servitori e cooperatori al ministero, saremo uniti quando finalmente discerneremo che il nostro servizio inizia in Cristo ed è diretto a Dio che ha gettato le fondamenta della nostra fede, e da cui proviene l'unità.


 

Chiesa Cattolica


Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Presidente, Segretariato CEI per l'Ecumenismo e il Dialogo



Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia


Prof. Gianni Long
Presidente



Vicariato Ortodosso Romeno d'Italia


Arciprete Traian Valdman
Vicario eparchiale




 

 
 
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