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SITUAZIONE ECUMENICA IN SLOVACCHIA1


    La Slovacchia è uno stato nuovo, popolato da antichi gruppi nazionali. La maggior parte dei 5.300.000 abitanti della Repubblica Slovacca sono Slovacchi (86%). Gli Ungari costituiscono il gruppo etnico più numeroso fra le minoranze (11%) e sono concentrati nelle regioni meridionali e orientali del Paese. Proporzionalmente la Slovacchia ha la più alta popolazione di Rom nella regione, pari a circa 500.000 persone. Altri gruppi etnici sono: i Cechi, i Ruteni (o Rusini), i Tedeschi e i Polacchi. Recentemente si è registrata una immigrazione, talvolta clandestina, dai paesi più poveri dell'Europa dell'Est - soprattutto gruppi di Russi, Ucraini, Serbi e Bulgari - che si sono riversati nelle grandi città.

    Il Cristianesimo è stato diffuso nella regione dapprima nel IX secolo, nella sua forma orientale, ad opera dei missionari slavi Cirillo e Metodio. A partire dall'XI e fino al XX secolo, l'attuale Slovacchia è stata sotto la giurisdizione bulgara, ed è divenuta in predominanza territorio cattolico. Il risveglio nazionalista slovacco ebbe inizio nel XIX secolo ad opera di intellettuali desiderosi di ripristinare la lingua e la cultura slovacca.

    La formazione della Repubblica Cecoslovacca nel 1918, all'indomani della I guerra mondiale, soddisfò l'aspirazione comune a Cechi e Slovacchi, all'indipendenza dall'Impero asburgico. Il 17 novembre 1989 un'ondata di proteste, nota con l'appellativo di "Rivoluzione di velluto", ha portato al crollo del regime comunista in Cecoslovacchia. Nel 1992 i negoziati per una nuova costituzione federale si sono incagliati sulla questione della autonomia slovacca, e nello stesso anno si è raggiunto un accordo per dividere pacificamente la Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca.

    La situazione socio-economica rimane ancora precaria, sebbene generalmente migliore rispetto ai paesi orientali limitrofi. Le elezioni politiche del 2002 hanno segnato una svolta importante con la sconfitta del partito nazionalista; la candidatura della Slovacchia a membro della NATO e della Unione Europea è stata accettata, e ciò avrà notevole influsso sullo sviluppo futuro del paese.

    La percentuale di disoccupazione è maggiore del 15%, e in alcune regioni supera addirittura il 30%. Molto a rischio sono le persone disoccupate da lungo tempo. Rom, famiglie monoparentali, bambini e famiglie numerose sono altrettante categorie vulnerabili, ad alto rischio di povertà. Il fatto che la longevità media della popolazione Rom sia di quindici anni meno del resto degli Slovacchi, dimostra il basso livello di assistenza sociale e sanitaria.

    Le prime organizzazioni ecumeniche in Slovacchia ebbero origine in ambito protestante, con lo scopo di difendere gli interessi protestanti rispetto alla maggioranza cattolica. Si creò così, nel 1927, l'Unione delle chiese evangeliche di Cecoslovacchia (di cui la Slovacchia ha fatto parte dal 1918 al 1993), ed in questo contesto si sono avuti i primi contatti con l'allora giovane movimento ecumenico internazionale.

    I rappresentanti delle chiese particolari sono divenuti via via più consapevoli del movimento che si andava sviluppando in Europa e in tutto il mondo dopo la II guerra mondiale. Essi compresero che il messaggio del vangelo avrebbe dovuto unire le chiese, non allontanarle. Fu così costituito il Consiglio ecumenico delle chiese in Cecoslovacchia il 20 giugno 1955, con lo scopo, fra gli altri, di permettere alle chiese di pronunciarsi pubblicamente circa la situazione sociale del paese dopo il 1948, quando il comunismo prese il potere in Cecoslovacchia. Fu un periodo di repressione dell'attività delle chiese, e di persecuzione di quanti lavoravano nel campo ecclesiale. Si rendeva necessaria una cooperazione con le chiese dei paesi confinanti; il compito del Consiglio ecumenico delle chiese era di diffondere l'ideale ecumenico nel paese.

    Gli eventi del 1989 e l'avvento della democrazia hanno dato nuovo impulso all'attività di tutte le chiese; fu possibile iniziare un processo di rinnovamento generale che coinvolse anche il movimento ecumenico nella sua missione e nei suoi obiettivi.

    Il Consiglio ecumenico delle chiese in Slovacchia, frutto della divisione della Cecoslovacchia, tenne il suo primo incontro il 15 aprile del 1993 ed iniziò la sua attività ufficialmente. Il Consiglio raccoglie chiese attive nel territorio, attualmente ne sono membri undici, di cui tre come osservatori. Fra i membri a pieno titolo: la Chiesa evangelica della Confessione augustana in Slovacchia, la Chiesa cristiana riformata di Slovacchia, la Chiesa ortodossa di Slovacchia, la Chiesa dei fratelli nella Repubblica slovacca, la Chiesa evangelica metodista - distretto slovacco, la Chiesa cecoslovacca ussita in Slovacchia, l'Unione battista nella Repubblica slovacca, la Chiesa vecchio cattolica in Slovacchia. I membri osservatori sono: la Chiesa cattolica di rito latino e di rito greco, la Chiesa apostolica in Slovacchia e la Chiesa avventista del settimo giorno.

    Il contesto ecumenico è marcato da una sproporzione numerica fra i membri delle varie chiese, di cui riportiamo alcuni esempi indicativi, relativi al censimento del 2001: Cattolici di rito latino 68,9% e Greco-Cattolici (Uniati) 4%, per un totale del 72,9%; Luterani 6,9%, Riformati 2,03%, Ortodossi 0,93%, i restanti tutti insieme 0,1%. Vi è una certa correlazione fra l'appartenenza etnica e la confessione religiosa. La maggioranza dei cristiani riformati sono di etnía ungara, e la maggior parte degli ortodossi sono di etnía rutena o immigrati ucraini. La popolazione totale stima circa 5.300.000 abitanti. In tale contesto il Consiglio ecumenico delle chiese costituisce primariamente l'organo rappresentativo delle chiese minoritarie. Secondo le statistiche del 2001 il numero di persone che dichiarava una qualche appartenenza religiosa in Slovacchia è salito dal 72% del 1991 all'84% del 2002. L'aumento di questa cifra è dovuto, in parte, alla riluttanza da parte di alcuni di dichiarare nel 1991 la propria appartenenza religiosa, e in parte al risveglio e allo sviluppo missionario delle chiese in Slovacchia.

    Le relazioni fra chiesa e stato in Slovacchia sono generalmente positive, negli ultimi tempi sempre più strette. Il Dipartimento sulla chiesa del Ministero della cultura sovrintende alle relazioni fra chiesa e stato e devolve i sussidi statali alle diverse comunità religiose ufficialmente registrate. Tale organismo non ha alcuna autorità per intervenire negli affari interni. Esso amministra, inoltre, un fondo per la cultura destinato, fra gli altri scopi, anche alla ristrutturazione e alla conservazione degli edifici religiosi. Il Consiglio delle chiese, sovvenzionato dallo stato, costituisce un importante punto di incontro e di rappresentanza con le autorità. Secondo i sondaggi dell'opinione pubblica, la chiesa viene reiteratamente considerata l'istituzione maggiormente degna di fiducia nel paese. Le recenti elezioni hanno ancor più rafforzato la presenza nel governo di partiti di esplicita ispirazione cristiana.

    Il governo slovacco ha firmato un accordo internazionale con il Vaticano, nel 2000, al fine di regolare le relazioni con la Chiesa cattolica. Nell'aprile del 2002 è stato stipulato un accordo anche fra il governo e le undici chiese facenti parte del Consiglio ecumenico delle chiese, con l'intento di assicurare lo stesso status riconosciuto ai cattolici, in particolare garantendo il riconoscimento, lo statuto e gli aiuti finanziari per le chiese del Consiglio ecumenico. Si è anche rafforzato il sussidio statale per le scuole private.

    Nonostante tutto, permane una forte incertezza riguardo i futuri finanziamenti del clero e del personale ecclesiastico da parte dello stato slovacco, e ciò pone l'interrogativo circa la vitalità economica delle strutture ecclesiali e delle loro attività.
Nel marzo del 2003 l'Assemblea ecumenica del Consiglio delle chiese ha richiamato i cittadini all'urgenza di sostenere l'adesione all'Unione Europea, dal momento che l'allargamento dell'Unione avrebbe costituito un incentivo all'integrazione delle popolazioni e delle chiese slovacche, e avrebbe risvegliato le chiese alla comune responsabilità di mettersi a servizio del vangelo nel mondo di oggi. Il processo di integrazione europea non dovrebbe limitarsi agli aspetti politico-sociali imposti dall'Unione Europea, ma dovrebbe includere una serie di obiettivi dati dalle chiese stesse quale contributo al processo di integrazione quali, ad esempio, una cooperazione ecumenica più ampia e più incisiva. Allo stesso tempo, è necessario salvaguardare ed alimentare l'identità spirituale delle chiese e l'integrità culturale slovacca per evitare che la nuova integrazione si risolva in una dissoluzione. Alcune chiese manifestano preoccupazione per il crescente influsso di insegnamenti settari nel sistema scolastico, e di tendenze neo-liberali nella società slovacca, che potrebbero minare i valori morali tradizionali.

    Dal 2000 il Consiglio ecumenico delle chiese ha attivato un programma educativo che mira a potenziare il servizio delle chiese nel campo sociale, per la pastorale giovanile e per gli emarginati. Il programma è coordinato da una segreteria ed offre seminari e conferenze specialistiche di formazione ed aggiornamento per operatori pastorali. Esso si prefigge anche di coordinare ed accompagnare il lavoro dei gruppi di giovani, di donne, delle commissioni per la diaconia del Consiglio delle chiese. Nell'anno 2002 si sono tenuti alcuni seminari e una conferenza sullo stato della donna nel Nuovo Testamento.

    Il Consiglio ecumenico delle chiese ha anche attivato, dal 1999, un centro per lo studio della nuova religiosità, in collaborazione con la Società ecumenica per lo studio sulle sette, e con l'aiuto della Conferenza episcopale cattolica. L'attività principale è la pubblicazione di una rivista quadrimestrale: Rozmer (Dimensione), con una tiratura, nel 2002, di circa 2.500 copie per ciascuno dei quattro numeri. La diffusione di informazioni costituisce un'altra attività del programma. Lo scorso anno si sono tenute nove conferenze sul tema della nuova religiosità in diverse parti del paese. Il centro ha anche un website: sono stati registrati 12.000 collegamenti lo scorso anno, e circa 80.000 e-mail, sono stati visionati, che ponevano diversi interrogativi. A ciò si aggiungano circa 100 visite fatte al centro, il cui staff è composto da una segretaria e un assistente amministrativo. Il Consiglio ecumenico delle chiese ha in progetto di aprire un servizio di consulenza a tempo pieno, e sta cercando fondi per poterlo realizzare.

    Nel febbraio 2001 il Consiglio ecumenico ha inaugurato un programma settimanale di informazione circa le chiese e le organizzazioni ecumeniche in tutto il mondo. In collaborazione con lo stato slovacco si è realizzato un programma radiofonico della durata di circa dieci minuti, sulla base delle informazioni raccolte da agenzie ecumeniche quali ENI, EPD, LWI, KNA, ed interviste con ospiti di fama internazionale. La trascrizione dei contenuti del programma viene distribuita via e-mail ad un vasto network di iscritti.

    Il progetto denominato Tavola rotonda, è un importante strumento per rafforzare il servizio delle chiese in Slovacchia. Dal 1996 esso ha dato supporto ad un gran numero di iniziative portate avanti dalle diverse chiese, o dal segretariato del Consiglio delle chiese. Nel 2002 il numero totale di progetti - centrati sull'educazione, la diaconia sociale, la missione, il lavoro dei media e lo sviluppo delle organizzazioni - era pari a 113, per un ammontare di 210.000,00 euro.

    Una delle aree su cui concentrare i futuri progetti è la trasformazione e la decentralizzazione del sistema di assistenza sociale, attualmente mantenuto e coordinato dallo stato. Le chiese sono consapevoli del significato storico di questa possibilità, e stanno dimostrando sempre più di poter assumere la gestione di alcune istituzioni, all'interno delle loro strutture di servizio diaconale.

    Ulteriore sfida per la pastorale sociale portata avanti dalle chiese è la crescente capacità economica della Slovacchia nel provvedere agli aiuti umanitari. Il Consiglio ecumenico delle chiese sta sondando il terreno per valutare la possibilità di istituire un'organizzazione indipendente per assicurare gli aiuti.

    A tutto ciò si aggiunge una buona attività ecumenica a livello locale di cui sono protagoniste le chiese slovacche. Un esempio per tutti, l'Associazione ecumenica di Kosice, cuore industriale ed amministrativo della Slovacchia orientale.

    La Settimana di preghiera per l'unità è celebrata dalla maggior parte delle chiese in Slovacchia. In molte parti cristiani di diverse confessioni si radunano in tale occasione. Il movimento cristiano giovanile slovacco organizza, dal 2003, speciali incontri ecumenici durante tutto il mese di gennaio. Durante la Settimana di preghiera l'evento di maggior rilievo è la preghiera ecumenica cui partecipano i maggiori rappresentanti delle chiese cristiane coinvolte nel movimento ecumenico, insieme a esponenti della vita civile e politica. La celebrazione viene anche trasmessa in diretta dalla televisione di stato, nel canale nazionale.

    Le chiese in Slovacchia, in questi anni, rivolgono una particolare intenzione di preghiera per ottenere da Dio la saggezza e il coraggio in questo processo di trasformazione della società, e per la crescita nell'unità fra di loro, condizione per cogliere le nuove opportunità offerte dall'entrata nell'Unione Europea. Esse desiderano essere una ricchezza per questa comunità e pregano affinché possano trovare strade efficaci per confinare i negativi effetti della trasformazione
sociale.

 


ENDNOTES



  1. La descrizione della situazione ecumenica locale è stata preparata da un gruppo locale, sotto la cui autorità viene pubblicato il testo.

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