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LETTURE BIBLICHE
E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
PRIMO GIORNO
Uniti
nella presenza di Cristo
Uno solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è
il battesimo
(Efesini 4, 5-6)
Ezechiele 37, 15-28 |
Abiterò
con loro |
Salmo
67 (66) |
Ti
lodino i popoli, o Dio! |
Efesini
4, 1-6 |
Uno
solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è
il battesimo |
Giovanni
14, 23-27 |
Io
verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui |
Commento:
La Scrittura sottolinea che la volontà del Signore è
l'unità del suo popolo. Con le parole del profeta Ezechiele,
il Signore afferma che Giuda e Israele - due regni divisi e talvolta
estranei - torneranno ad essere uno. La presenza purificatrice di Dio
li rafforzerà e li benedirà in un'alleanza di pace.
La risposta spontanea all'unità donata da Dio deve essere
la nostra gratitudine e la lode. Il salmista chiama tutte le nazioni
ad unirsi nella lode a Dio, il cui potere salvifico può essere
contemplato da tutti i popoli in tutta la terra.
Gesù ha insegnato ai suoi discepoli che lui - insieme al Padre
- sarebbe stato presente fra loro, avrebbe preparato una dimora per
ciascuno di coloro che lo amano. Ma ha anche promesso che quella presenza
non sarebbe terminata con la sua morte, ma che avrebbe continuato
ad essere con ciascuno dei suoi seguaci - e perciò anche con
noi, oggi - attraverso lo Spirito Santo.
Cristo è presente non solo in ciascuno di noi, ma anche,
come scritto nel vangelo di Matteo, ogni volta che due o tre si riuniscono
nel suo nome. Essi formano una comunità cui Gesù infonde
coraggio e che accompagna.
L'appartenenza a Cristo ci accomuna, e il reciproco riconoscimento
del battesimo ne è manifestazione inequivocabile. Nel battesimo
Cristo chiama ciascuno di noi e ci assimila al suo Corpo: la Chiesa.
In virtù di ciò, noi ci apparteniamo gli uni gli altri.
Questa duplice comune appartenenza - a Cristo e gli uni agli altri
- ci rende uno, malgrado le nostre differenze storiche, culturali,
e le nostre posizioni teologiche: "perché, se due o tre
si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro"
(Mt 18, 20).
Preghiera:
Signore Gesù,
ti rendiamo grazie per essere presente fra noi,
dandoci vigore e coraggio per il nostro cammino.
Rendici consapevoli della tua presenza
e docili alla tua volontà in tutto ciò che facciamo.
Accordaci la saggezza e l'umiltà per riconoscere nei nostri
fratelli e sorelle la tua presenza.
Rendici veramente un cuor solo, o Signore. Amen.
SECONDO GIORNO
Costruire
l'unità dei cristiani con Gesù in mezzo a noi. Ecumenismo
quotidiano.
Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri
(Giovanni 13, 14)
Deuteronomio 30, 15-20 |
Così
vivrete e diventerete numerosi |
Salmo
133 (132) |
Come
è bello ritrovarsi con i fratelli |
1
Corinzi 12, 12-31 |
Dio
ha dato a ciascuna parte del corpo il proprio posto |
Giovanni
13, 1-15 |
Anche
voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri |
Commento:
Come afferma il salmista: l'unità attrae. Dal momento
che Cristo è fra noi, i cristiani hanno il dovere di rendere
la vita quotidiana delle loro comunità il più possibile
sintonica allo spirito del vangelo.
Nel gesto di lavare i piedi ai suoi discepoli la sera prima
della sua morte, Gesù ci lascia un esempio paradigmatico di
quale debba essere il comportamento dei cristiani verso il loro prossimo.
Nella prima lettera ai Corinzi, al capitolo 12, Paolo esorta ad amarsi
reciprocamente perché membri di uno stesso Corpo, benché
nello Spirito Santo ciascuno sia diverso. La parola di Dio ci invita,
quali fratelli e sorelle nella Chiesa, a prodigarci concretamente
affinché la Chiesa possa servire il mondo.
La partecipazione alla vita della Trinità non è
solo un articolo della nostra fede. Il vangelo ci chiama con urgenza
ad un costante impegno ecumenico, affinché la Chiesa possa
rispecchiare la comunione trinitaria. Nel Dio Uno e Trino, che professiamo
insieme a tante sorelle e fratelli, non abbiamo forse un esempio di
amore condiviso fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? Per i
membri della Chiesa, procedere nel nome di Cristo comporta che un'azione
positiva, anche modesta, realizzata comunitariamente vale più
di una grossa opera realizzata da soli.
Il significato del lavare i piedi va oltre il valore simbolico
del gesto: esso significa aprire il proprio cuore in fedeltà
a Gesù che ci esorta a servire l'unica Chiesa, di cui vogliamo
essere allo stesso tempo pietre vive e costruttori.
Preghiera:
O
eterno Padre,
uniti nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo
e nello Spirito consolatore,
ci impegniamo a costruire una comunità cristiana
con cuore ed entusiasmo rinnovati dal fuoco del tuo amore.
Fa' che possiamo testimoniare a quanti incontriamo ogni giorno
un ecumenismo di diaconia,
ad immagine del tuo Figlio che ha lavato i piedi ai suoi discepoli,
affinché possiamo gustare un vivere nuovo alla tua presenza.
Amen.
TERZO GIORNO
Pregare
insieme nel nome di Gesù
Il Signore è disposto a perdonarvi
(Isaia 30, 18)
Isaia 30, 18-26 |
Il
Signore ha compassione di voi |
Salmo
136 (135) |
Eterno
è il suo amore per noi |
Atti
1, 12-14 |
Insieme
in preghiera |
Matteo
18, 18-20 |
Preghiera
nel nome di Gesù |
Commento:
Riunirsi per la preghiera, come un'unica comunità in adorazione
malgrado le differenze sul piano umano, è un tema ricorrente
nella Bibbia. Le comunità si radunavano per il culto e per glorificare
il Signore, per implorare il suo perdono e affidarsi alla sua misericordia
e al suo aiuto. La clemenza di Dio si rivela ancor più nella
sua giustizia. Le nostre preghiere sono responsi alla giustizia di Dio,
a quanto Dio ha fatto per noi per primo, giacché "Cristo,
[...] è morto per noi, quando eravamo ancora peccatori"
(Rm 5, 8). Dio, in tutta la Bibbia, si rivela amore gratuito, paziente,
redentivo.
I salmi ci sono stati tramandati come inni e preghiere elevati
dal popolo a Dio, e recitati quando si radunava per il culto. Recitare
insieme quelle parole creava un legame saldo e un senso di appartenenza
comune, che dava loro fiducia e sicurezza.
Era naturale che tale tradizione continuasse nella Chiesa dei
primi secoli. Non è stato forse Gesù stesso ad insegnare
ai suoi discepoli come pregare? Nel vangelo di oggi Cristo ci insegna
che, se saremo concordi nella preghiera, otterremo qualsiasi cosa
chiederemo. Quando ci incontriamo fra cristiani, nell'amore e nella
preghiera reciproca, possiamo essere certi che Cristo è presente
fra noi. E se preghiamo insieme nel nome di Cristo, siamo anche da
lui uniti gli uni agli altri, nell'intenzione di preghiera. Per questo
motivo la preghiera elevata insieme è una preghiera potente.
I discepoli di Gesù si votavano essi stessi alla preghiera
e desideravano essere uniti. Forse la preghiera di Gesù che
essi rimanessero uniti, elevata alla vigilia della sua morte, fu motivata
dalla non perfetta comunione fra loro. Venti secoli più tardi,
dobbiamo chiederci quanto abbiamo progredito nell'unità di
preghiera, nel lavoro comune, nella vita, perché la nostra
unità è un dono che viene da Dio e che dobbiamo umilmente
cercare di conservare. L'apostolo ci esorta a pregare incessantemente
lo Spirito Santo affinché discenda su di noi nuovamente, e
pur nella nostra diversità, ci inviti all'unità.
Preghiera:
O
Dio Padre,
insegnaci a pregare come Gesù ha insegnato ai suoi discepoli.
Come erano uniti i loro cuori,
fa' che anche noi possiamo essere uniti nell'unica fede, nell'amore,
nel servizio.
Fa' che possiamo celebrare anche la molteplicità,
rallegrarci delle diversità,
e condividere di buon cuore le ricchezze dei nostri diversi modi di
pregare.
Fa' che il nostro radunarci nel nome di Gesù ci trasformi realmente
in una sola cosa,
affinché il mondo possa credere alla sua presenza fra noi. Amen.
QUARTO GIORNO
Dal
passato al presente: perdono guarigione delle memorie
Non dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette
(Matteo 18, 22)
Giona 3, 1-10 |
Il
pentimento di Ninive, la grande città |
Salmo
51 (50) |
Implorazione
di perdono |
Colossesi
3, 12-17 |
Al
di sopra di tutto ci sia sempre l'amore |
Giovanni
8, 1-11 |
Neppure
io ti condanno |
Commento:
Il riconoscimento del peccato passato, la grazia del perdono
e della riconciliazione sono temi ricorrenti nelle letture di oggi.
Le relazioni fra le chiese cristiane ancora portano le tracce di un
passato segnato dalla fragilità umana e dal peccato. Alcune ferite
si stanno risanando, ma altre sono ancora fonte di divisione e di sofferenza.
Affrontare il passato può essere difficile e richiede una sincera
ricerca nell'animo, sia per gli individui che per le comunità.
Eppure questo è quanto Dio ci chiede se vogliamo davvero vivere
come suo popolo e permettere alla pace di Cristo di governare nei nostri
cuori e fra noi.
Giona sfida il popolo di Ninive a confessare onestamente l'egocentrismo,
il disprezzo per il bene e gli atti di violenza. Lancia questo appello
a tutta la città e ai suoi abitanti: tutti devono lasciare
la cattiva strada, abbandonare la violenza che è in loro.
Il salmista supplica Dio di perdonarlo dal momento che anch'egli
è vittima di un passato turbolento, riconosce le proprie mancanze
e implora Dio di non abbandonarlo. Si sente responsabile per gli abitanti
di Ninive e desidera mostrare loro la strada della verità e
di una vita retta, cosicché anche essi possano riconciliarsi
con Dio.
Gli Scribi e i Farisei vedono solo l'inadempienza e il peccato
della donna adultera. Essi la condannano per il suo passato, mentre
rifiutano di riconoscere il loro passato e i loro peccati. Gesù
ci invita a non lanciare la prima pietra, a non condannare, e, da
ultimo, a non peccare più. La nostra ricerca di unità
è fondata su questa chiamata.
Il perdono non può essere misurato. È inesauribile
come l'amore di Dio: tanto quanto settanta volte sette. Nel cammino
ecumenico le nostre comunità sono chiamate a testimoniare la
misericordia di Dio nella sua infinitezza.
Preghiera:
O
Dio di riconciliazione,
aiutaci a superare il rancore e l'amarezza
che le nostre cadute e i nostri peccati del passato
hanno fatto crescere in noi.
Donaci e insegnaci il perdono affinché noi possiamo, in umiltà,
cercare la riconciliazione con te e con il nostro prossimo.
Rafforza in noi l'amore per Cristo,
sorgente e promessa di unità della tua Chiesa. Amen.
QUINTO GIORNO
Dio
presente in mezzo a noi: un imperativo alla pace
Il Signore dell'universo è con noi
(Salmo 46)
1 Re 19, 1-13a |
Il
suono di un profondo silenzio (il sussurro di una lieve brezza) |
Salmo
46 (45) |
Il
Signore dell'universo è con noi |
Atti
10, 9-48 |
Dio
tratta tutti alla stessa maniera |
Luca
10, 25-37 |
Chi
è il mio prossimo? |
Commento:
Mentre riflettiamo sui testi biblici che parlano della presenza
di Dio fra noi, siamo consapevoli di sfide sostanziali al nostro pellegrinaggio
ecumenico.
Come ai tempi di Elia, non ha senso cercare Dio oggi in un
uragano o in un terremoto, giacché la sua presenza rassicurante
e pacificatrice si trova nella lieve brezza o nel completo silenzio.
Dobbiamo rendere nostra la convinzione del salmista: Dio è
la nostra unica forza. Seguendo l'esempio di un Dio che rompe gli
archi e spezza le lance per portare la pace, anche noi dobbiamo deporre
ogni motivo di conflitto.
L'episodio narrato negli Atti degli Apostoli, ci invita a meditare
sullo spirito del Cristo Risorto, all'opera in ogni angolo della terra.
L'esempio di un Dio imparziale, ci obbliga ad andare oltre i nostri
schemi umani.
La parabola del buon samaritano ci ricorda che non possiamo
passare oltre quando vediamo un fratello o una sorella in difficoltà.
Come possiamo allora non sentirci noi stessi colpiti quando un'altra
comunità ecclesiale è in difficoltà?
Preghiera:
Riuniti
nel nome di Cristo Gesù, o Padre, ti preghiamo:
fa' che sentiamo la tua presenza
e aiutaci a discernere i modi in cui Tu vuoi condurci
nel nostro pellegrinaggio ecumenico.
Ogni onore e gloria a te, nei secoli dei secoli. Amen.
SESTO GIORNO
Missione
nel nome di Gesù
Il Padre vostro che è in cielo vuole che nessuna di queste persone
semplici vada perduta
(Matteo 18, 14)
Daniele 3, 19-30 |
Testimoniare
la fede |
Salmo
146 (145) |
Lode
a Dio Salvatore |
Atti
8, 26-40 |
La
testimonianza di Filippo all'eunuco etiope |
Luca
10, 1-12 |
Gesù
manda i discepoli |
Commento:
Oggi le letture presentano persone che sono state chiamate da
Dio a testimoniare la propria fede. Sadrach, Mesach e Abdenego hanno
una forte e salda fede nell'Unico che li salva. Il loro fervore, il
coraggio e la testimonianza comune, anche di fronte ad un grande pericolo
per la loro vita, convincono il re e i suoi dignitari che il loro Dio
è il vero e unico Dio. La loro testimonianza di fede è
servita anche a riunire gli scoraggiati di Israele; in questo modo il
popolo può rafforzarsi e ritrovare l'unità proprio in
Dio.
Il salmista
canta le lodi al Signore, che si china sul suo popolo in ogni circostanza,
affinché ritrovi sicurezza e salvezza. L'atto supremo dell'amore
di Dio per il suo popolo è stato Gesù. Egli raccoglie
i deboli e i dispersi, e richiede dai suoi discepoli entusiasmo e
dedizione nell'annuncio della buona novella del Regno di Dio e nella
missione nel nome di Cristo.
Filippo
trasfonde l'entusiasmo della prima chiesa. Egli coglie ogni opportunità
che si presenta per adempiere la missione di Gesù.
Noi,
seguaci di Cristo oggi, siamo chiamati ad essere missionari. Il messaggio
del vangelo è sempre più incisivo quando i cristiani
sono uniti nell'offrire una comune testimonianza alla verità.
A noi ora condividere la buona novella con il nostro prossimo, per
cui siamo chiamati:
-
ad avere coraggio di fronte a coloro che non credono
- a non rintanarci nella sicurezza della nostra cultura e della nostra
tradizione religiosa
- a trovare modi innovativi di predicare il vangelo di Gesù
Cristo
- ad trarre ispirazione ed entusiasmo dalla nostra comune fede
- a seguire l'esempio della compassione di Gesù, lavorando
insieme nell'alleviare le sofferenze del nostro mondo
- a sfidare l'ingiustizia nel mondo e assumere le difese dei poveri.
Di fronte
ad un mondo in rapida evoluzione, la testimonianza al vangelo che
i cristiani possono offrire in solido scaturisce dalla nostra attività
missionaria e dal nostro essere assieme ai più deboli, cosicché
nessuno dei più piccoli vada perduto.
Abbiamo perciò una doppia chiamata cui rispondere!
Preghiera:
O
Signore, Dio vivente,
risveglia in noi il desiderio di essere un popolo missionario.
Rendici attenti alla tua chiamata
e dacci la perseveranza nel seguire il tuo Spirito.
Fa' che, attraverso la nostra comune testimonianza,
diventiamo uno con i più deboli,
per proclamare in tutto il mondo
il vangelo della venuta del tuo Regno. Amen.
SETTIMO GIORNO
Riconoscere
la presenza di Dio nell'altro: accogliere l'altro nel nome
di Gesù
E chi per amor mio accoglie un bambino come questo, accoglie me
(Matteo 18, 5)
Esodo 3, 1-17 |
Il
roveto ardente |
Salmo
34 |
Il
Signore salva chi ha perso ogni speranza |
Atti
9, 1-16 |
Io
sono Gesù che tu perseguiti |
Matteo
25, 31-46 |
Gesù
è presente nel nostro prossimo |
Commento:
Nel momento in cui Dio annunciò che avrebbe liberato il
popolo di Israele dalla schiavitù di Egitto conducendolo in una
terra dove scorreva latte e miele, Egli volle manifestare la sua presenza
a Mosé in un roveto ardente che non veniva consumato dal fuoco,
cosicché il popolo fosse rassicurato della presenza del Dio dei
suoi Padri: "Io sarò sempre quello che sono" (Es 3,
14). Egli non era un Dio distante che non si prendeva cura del suo popolo,
ma una presenza e una persona cui stava molto a cuore il destino del
popolo che si era scelto.
Dio avrebbe più tardi confermato la natura del suo essere
nella persona di suo Figlio, Gesù Cristo, il quale ci ricorda
che dobbiamo diventare come bambini se vogliamo entrare nel suo Regno!
Non è nella grandezza del mondo che troveremo Cristo, ma nella
innocenza dei bimbi (e di coloro che avranno saputo diventare come
loro, innocenti e docili). Nell'accogliere loro fra noi, accogliamo
Cristo. Gesù ci assicura ancora una volta che Egli è
presente fra noi quando custodiamo la sua parola, quando due o tre
sono radunati nel suo nome; quando sono perseguitati per amore del
suo nome, e, soprattutto, quando obbediscono al suo comandamento durante
l'Ultima Cena: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19).
Sebbene, infatti, possiamo non essere d'accordo sull'esatta natura
della presenza di Cristo, concordiamo, almeno, che Egli è presente
nei nostri cuori e nelle nostre menti.
Quando nutriamo gli affamati, curiamo i malati, visitiamo i
prigionieri, vestiamo gli ignudi e ospitiamo lo straniero, accogliamo
Gesù. Il Consiglio ecumenico delle chiese è stato fondato
nel 1948, in parte anche per rispondere all'urgente bisogno che i
cristiani collaborassero nel compito di portare aiuto e riconciliazione
a coloro le cui vite erano state devastate dalla Seconda guerra mondiale.
Il compito diaconale ed ecumenico continua oggi con ancor maggiore
urgenza. Allo stesso tempo, i teologi oggi si impegnano per trovare
la strada verso una maggiore unità all'interno della chiesa.
Anche qui la parola "straniero" è una parola chiave.
Gesù ci dice che dovremmo amare i nostri vicini proprio nella
loro alterità. Questo chiaro insegnamento a riconoscere che
lo straniero, l'altro, appartiene a Cristo, nonostante possa essere
diverso, è un esempio del modo in cui dobbiamo intraprendere
il dialogo ecumenico e farlo progredire. Se riconosceremo la presenza
di Cristo nello straniero di un'altra tradizione ecclesiale, non ne
avremo più paura. Potremmo, anzi, imparare gli uni dagli altri.
In questo modo, davvero sapremo progredire nel cammino verso l'unità.
È nella nostra consapevolezza della presenza continua
di Cristo fra noi, in tanti modi diversi, che riconosciamo che Egli
è davvero parte delle nostre vite. Non solo una figura nella
storia che ha insegnato come dovremmo vivere, ma davvero presente
e attivo nel mondo di oggi, mediante lo Spirito Santo.
Preghiera:
O
eterno Padre,
concedici di riconoscere la tua presenza fra noi in diversi modi
affinché nelle nostre chiese e nella società
possa crescere il desiderio di unità
e la nostra fervida preghiera per l'intima unione del Corpo di Cristo,
la tua Chiesa,
possa divenire ancora più fervente.
Ti preghiamo nel nome di Gesù. Amen.
OTTAVO GIORNO
Uniti
nella speranza
In quel giorno conoscerete che io vivo unito al Padre, e voi siete uniti
a me e io a voi
(Giovanni 14, 20)
Esodo 40, 34-38 |
Durante
tutto il tempo del viaggio la nube del Signore era sopra la tenda
dell'incontro |
Salmo
42 (41) |
Spera
in Dio! Tornerò a lodarlo |
Apocalisse
21, 1-6 |
Egli
sarà Dio con loro |
Giovanni
14, 15-31 |
Non
vi lascerò orfani |
Commento:
Il popolo di Dio fu guidato da Mosè nel deserto. Mentre
attraversavano quella desolazione, Dio era presente in una colonna di
nubi di giorno e in una di fuoco di notte.
La comunità di Dio esprime, nel salmo, il desiderio
vitale e la speranza che fugheranno il dubbio e la tristezza.
Il nuovo popolo nato dal vangelo è un popolo in pellegrinaggio,
in viaggio verso la pienezza di vita della nuova creazione, quando
Dio dimorerà in noi tergendo ogni lacrima dai nostri occhi.
La morte non esisterà più. Sofferenza e divisione saranno
sconfitte. Ci sarà solo una umanità rinnovata e unita
in Dio.
Ora, però, siamo ancora in via. Condividiamo la stessa
speranza e apparteniamo all'unico Dio. Nel nostro peregrinare non
siamo abbandonati. Gesù non ci ha lasciati orfani, perché
ci è stato dato lo Spirito. Ed è Spirito di speranza,
Spirito di amore. Ci è stata data la pace di Cristo, che ci
conforta e ci fa permanere nell'amore. Se amiamo Cristo, conserveremo
la sua parola.
Il tema di questa Settimana ci ricorda la promessa di Cristo:
"se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono
in mezzo a loro" (Mt 18, 20). Con Gesù, Verbo eterno del
Padre che vive in mezzo a noi, siamo orientati ad un viaggio di speranza,
possiamo aiutarci gli uni gli altri a rimanere fedeli in questo cammino.
Per la potenza dello Spirito Santo, Gesù Cristo ci conduce
verso un rinnovamento voluto da Dio Padre. La comunità riconciliata
e riconciliatrice, impegno e meta del movimento ecumenico, è
segno e anticipo della nuova creazione. Con la grazia di Dio, noi
siamo in cammino per vivere da ora, il più possibile, "in
terra come in cielo" (Mt 6, 10).
Preghiera:
Padre
eterno,
uniti nel nome di Gesù ti preghiamo:
donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non prevarrà,
che le nostre divisioni cesseranno,
che non ci lasceremo andare allo sconforto
e che appoggeremo alla speranza della pienezza di vita
l'amore e la luce che Tu hai promesso a coloro che ami e che serbano
la tua parola. Amen.
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