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INTRODUZIONE TEOLOGICO PASTORALE

“Essere riuniti nella tua mano”
(cfr. Ezechiele 37, 17)


Il tema biblico

    La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2009 scaturisce dall’esperienza delle chiese cristiane in Corea. Nel contesto di divisione nazionale del paese, le chiese hanno trovato ispirazione nel profeta Ezechiele, che visse in una nazione tragicamente divisa e che desiderava ardentemente l’unità del suo popolo.

    Ezechiele, profeta e sacerdote, fu chiamato da Dio alla giovane età di trent’anni. Egli operò dal 594 fino al 571 a.C. e fu perciò fortemente influenzato dalle riforme politiche e religiose che il re Giosia aveva intrapreso nel 621 a.C.. Il re Giosia aveva inteso eliminare l’eredità distruttiva della conquista di Israele da parte dell’Assiria, attraverso riforme che avevano ricostituito la legge e il vero culto del Dio di Israele. Ma dopo la morte del re Giosia in battaglia, suo figlio, re Ioiachìm, pagò il tributo all’Egitto e fece fiorire un culto volto ad una varietà di dei. I profeti che osarono criticare Ioiachìm furono brutalmente ridotti al silenzio: Uria fu ucciso e Geremia fu arrestato. Dopo l’invasione babilonese e la distruzione del Tempio, nel 587 a.C., i responsabili e gli artigiani del paese - fra cui il giovane Ezechiele - furono catturati e deportati a Babilonia. Lì Ezechiele, come Geremia, criticò i “profeti” che offrivano false speranze, e per questo motivo dovette soffrire, durante l’esilio, l’ostilità e il disprezzo da parte dei compaesani Israeliti. In questa grande sofferenza l’amore di Ezechiele per il suo popolo crebbe. Egli criticò i capi che agivano contro i comandamenti di Dio e volle riportare il popolo a Dio, sottolineando la fedeltà del Signore all’alleanza e la solidarietà con il suo popolo. Seppure in una situazione apparentemente senza speranza, Ezechiele non cedette alla disperazione e proclamò un messaggio di speranza: l’intenzione originaria di Dio di rinnovare ed unificare il suo popolo poteva ancora essere realizzata. Ezechiele trasse coraggio nel suo annuncio da due visioni, la prima delle quali è la visione ben nota della valle di ossa aride che, attraverso l’azione creatrice dello Spirito di Dio, sono riportate alla vita (Ez 37, 1-14).

    Il materiale della Settimana dell’unità di quest’anno prende ispirazione dalla seconda visione, che descrive due pezzi di legno, simboleggianti i due regni in cui Israele era divisa. I nomi delle tribù di ciascuno dei due regni divisi (originariamente dodici, poi divise in dieci al nord e due al sud) sono scritti sui due pezzi di legno, che tornano ad essere uno (Ez 37, 15-23). Secondo Ezechiele la divisione del popolo era riflesso e risultato del loro peccato e del loro allontanamento da Dio. Essi avrebbero potuto tornare ad essere un solo popolo rinunciando al loro peccato, abbracciando una conversione e tornando a Dio; dopotutto è Dio stesso che unisce il suo popolo purificandolo, rinnovandolo e liberandolo dalle divisioni. Per Ezechiele questa unione non è semplicemente un mettere insieme due gruppi previamente divisi, ma costituisce una nuova creazione, la nascita di un nuovo popolo che dovrebbe essere segno di speranza per gli altri popoli e per tutta l’umanità.

    Il tema della speranza è anche espresso in un’altro testo che è molto caro alle chiese coreane. Si tratta di Apocalisse 21, 3-4, che presenta la purificazione del popolo di Dio per incarnare la vera pace, la riconciliazione e l’unità che si deve trovare laddove Dio dimora: “Ecco l’abitazione di Dio fra gli uomini; essi saranno suo popolo ed egli sarà Dio con loro. Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più né lutto né pianto né dolore”.

    Questi temi biblici - cioè unità come volontà di Dio per il suo popolo, unità come dono di Dio che richiede conversione e rinnovamento, unità come nuova creazione, insieme alla speranza che il popolo di Dio possa nuovamente essere uno - sono i temi che hanno particolarmente ispirato le chiese coreane nell’offrire il materiale per la Settimana di quest’anno.

Il tema teologico

    Nel 2009 i cristiani nel mondo pregheranno per l’unità meditando sul tema “Essere riuniti nella tua mano” (cfr. Ez 37, 17). Ezechiele, il cui nome significa “Dio mi ha reso forte”, fu chiamato a infondere speranza al suo popolo durante un periodo di disperazione religiosa e politica che era seguito alla caduta e all’occupazione di Israele e all’esilio di molti.

    Il gruppo ecumenico locale della Corea ha ravvisato nel testo di Ezechiele forti corrispondenze con la situazione della propria nazione divisa e di tutta la Cristianità divisa. Le parole di Ezechiele danno loro la speranza che Dio radunerà un giorno il suo popolo e lo renderà nuovamente uno, lo chiamerà suo popolo e lo benedirà rendendolo una nazione potente. Una nuova speranza nasce: Dio creerà un nuovo mondo. Proprio come nel testo di Ezechiele, dove il peccato è visto in tutte le sue diverse ramificazioni nel popolo che si era corrotto con l’idolatria e le trasgressioni, così anche noi vediamo la peccaminosità della disunione fra cristiani, che causa grande scandalo oggi nel mondo.

    Leggendo questo brano dell’Antico Testamento noi cristiani possiamo riflettere su come, alla luce di esso, si possa comprendere la nostra situazione di separazione, e, in particolare, possiamo meditare su come Dio è colui che ristabilisce l’unità, riconcilia il popolo, porta all’esistenza una nuova situazione. Il ruolo di Israele unito, perdonato e purificato diviene segno di speranza per tutto il mondo.

    Come accennato precedentemente, la profezia dei due pezzi di legno riuniti in uno è la seconda profezia che si trova in Ezechiele 37. La prima, che probabilmente è la più conosciuta, è quella delle ossa aride che tornano alla vita attraverso l’azione dello Spirito di Dio. In entrambe le profezie Dio è visto come l’artefice della vita, del nuovo inizio. Nella prima profezia lo Spirito di Dio è spirito di vita. Nella seconda, Dio stesso ristabilisce l’unità, la riconciliazione e la pace all’interno della nazione. In altre parole, una nuova vita viene data attraverso l’unione di due parti divise.

    I cristiani possono vedere in questo una prefigurazione di ciò che Cristo porterà, cioè una nuova vita che nasce dall’aver vinto la morte, in obbedienza alla volontà salvifica di Dio. Dai due pezzi di legno che formano la sua croce, Gesù ci riconcilia a Dio, così l’umanità è ricolma di nuova speranza. Nonostante il peccato, la violenza e le guerre, nonostante la disparità fra ricchi e poveri e l’abuso della creazione, nonostante il dolore, la sofferenza, la discriminazione, e nonostante le divisioni e la disunione, Gesù Cristo, nelle sue braccia inchiodate sulla croce, abbraccia tutta la creazione e offre a noi la shalom di Dio. Nelle sue mani noi siamo uno, siamo attratti a lui che è innalzato sulla croce.

    La nostra riflessione durante gli “otto giorni” della Settimana, scaturiti dal testo centrale di Ezechiele, ci porta ad una più profonda consapevolezza di come l’unità della Chiesa sia anche per il bene della comunità umana. Con tale consapevolezza nasce anche una grande responsabilità: tutti coloro che confessano Cristo Signore dovrebbero cercare di realizzare la sua preghiera: “che siano tutti una cosa sola [...] così il mondo crederà che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).

    Per questo motivo gli otto giorni cominciano tutti con una riflessione sull’unità dei cristiani. Nel primo, e in tutti gli otto giorni, siamo invitati a pregare per tutte le situazioni in cui sia necessaria una riconciliazione, e ad essere particolarmente attenti al ruolo che l’unità dei cristiani avrà nel realizzarla. Meditando sulle nostre divisioni dottrinali, e sulla vergognosa storia di separazione - talvolta persino di odio - fra i cristiani, nel primo giorno preghiamo perché Dio, che soffia lo Spirito di vita sulle ossa aride e plasma nelle sue mani la nostra unità nella diversità, soffi vita e riconciliazione sulle nostre sofferenze e divisioni. Il secondo giorno le chiese pregheranno per porre fine alla violenza e alla guerra. Preghiamo che, quali discepoli del Principe della pace, i cristiani che si trovano in mezzo ai conflitti possano portare una riconciliazione fondata sulla speranza. Il terzo giorno offre una meditazione sulla grave disparità fra ricchi e poveri. Il nostro rapporto con il denaro, la nostra attitudine verso i poveri, sono la misura del nostro discepolato e della sequela di Gesù, che è venuto fra noi per liberarci e farci proclamare la buona novella ai poveri, la libertà agli schiavi, la giustizia per tutti. Nel quarto giorno si prega affinché i cristiani comprendano che, solamente insieme, saranno in grado di conservare i doni che Dio ci ha dato nella creazione: l’aria che respiriamo, la terra che produce frutti e la natura che rende gloria al suo Creatore. Nel quinto giorno si chiede che cessi ogni pregiudizio e discriminazione che segnano la nostra società. Come riconosciamo che la nostra dignità viene da Dio, così anche la nostra unità come cristiani testimonia l’unità di Colui che ha creato ciascuno di noi come creatura unica del suo amore. Il regno che siamo chiamati a costruire è un regno di giustizia e amore che rispetta le differenze poiché in Cristo siamo uno. Il sesto giorno ricordiamo in preghiera tutti coloro che soffrono e coloro che li assistono. I salmi ci svelano che anche il grido disperato, elevato a Dio nel dolore o nella rabbia, può essere un’espressione di profonda e fedele relazione con lui. La risposta compassionevole dei cristiani alla situazione di coloro che soffrono è una testimonianza del regno. Insieme le chiese cristiane possono fare la differenza ed aiutare ad ottenere per i poveri il sostegno, sia materiale che spirituale, di cui necessitano. Nel settimo giorno i cristiani, di fronte al pluralismo, pregano per la loro unità in Dio. Senza di essa sarebbe difficile costruire un regno di pace con uomini e donne di buona volontà. Le nostre intenzioni di preghiera si concentrano l’ottavo giorno, quando preghiamo che lo spirito delle Beatitudini vinca lo spirito di questo mondo. I cristiani testimoniano la speranza che tutte le cose possano essere rese nuove nell’ordine istituito da Cristo. Ciò permette ai cristiani di essere portatori di speranza e artefici di riconciliazione fra guerre, discriminazioni, e in tutti i contesti in cui gli esseri umani soffrono e la creazione geme.

    La preparazione del materiale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2009

Il materiale primario

    La prima stesura del materiale della Settimana è stata preparata da un gruppo di rappresentanti della Conferenza episcopale della Corea (Catholic Bishops Conference of Korea, CBCK) e del Consiglio nazionale di chiese in Corea (National Council of Churches in Korea, NCCK):

    - il Reverendo Dott. Chai Soo-il, professore presso la Han Shin University, PROK/NCCK;

     - il Reverendo Dott. Kim Woong-Tae, presidente della Dong-Sung High School, CBCK;

    - il Reverendo Dott. Shim Kwang-Sup, professore presso il Methodist Theological Seminary, KMC/NCCK;

     - la Signora Jung Hae-Sun, segretaria esecutiva della NCCK;

     - il Reverendo Padre Kang Diego, membro dei Missionari della Consolata in Corea;

     - la Signora Han Mi-Sook, membro del Movimento Focolare in Corea, CBCK.

    A loro il nostro più vivo ringraziamento per l’intenso lavoro e per la dedizione.



L’incontro della Commissione preparatoria internazionale a Marsiglia, Francia

    Da alcuni anni, un membro della Commissione preparatoria internazionale aveva suggerito di tenere l’incontro a Marsiglia, a motivo della presenza di un interessante movimento sociale nella città: alcuni capi religiosi di diverse confessioni, fedi e culture, avevano, infatti, formato un gruppo attorno all’ufficio del Sindaco, con lo scopo di garantire la comunicazione fra i diversi gruppi religiosi, di migliorare le relazioni e prevenire la polarizzazione fra le varie fasce della popolazione nella città. L’organizzazione è nota come Marseille Espérance (Speranza di Marsiglia). Prendendo posizione insieme, i membri dell’associazione hanno denunciato azioni, sia a livello locale che internazionale, che avessero elementi di odio o intolleranza religiosa (violazioni di tombe, l’attacco dell’11 settembre a New York, ecc...) e ritengono che la loro opzione a favore della tolleranza abbia aiutato ad evitare alcuni dei problemi fra diverse fedi o diverse culture che hanno segnato altre città europee. Non legata ad alcun partito politico, l’organizzazione ha mantenuto massimo riserbo durante il periodo di elezioni (il secolarismo è uno dei principi ferrei della vita pubblica francese). Lasciato il dialogo teologico ad altri gruppi, il loro primo interesse è la pace nella città.

    La Commissione preparatoria internazionale, composta da protestanti, ortodossi e cattolici, insieme a due rappresentanti e due consulenti del Gruppo locale coreano che ha prodotto la prima stesura del testo, si è riunita dal 24 al 29 settembre 2007 al Centre Notre Dame du Roucas, una residenza assolata davanti al mare e vicino alla basilica di Notre Dame de la Garde. Il Centro è gestito da Chemin Neuf, una comunità cattolica con vocazione ecumenica che si è mostrata molto ospitale. Il lavoro di adattamento del testo originale coreano, tradotto in inglese e riadattato per l’uso internazionale, si è svolto in un’atmosfera di gioiosa fiducia, generata da un reciproco rispetto fra i componenti del gruppo. Al termine dell’incontro i rappresentanti del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani hanno ringraziato calorosamente Tom Best e Carolyn McComish, entrambi prossimi al pensionamento, per i molti anni di collaborazione nel lavoro della Commissione preparatoria internazionale.

    Durante la sessione il gruppo è stato invitato ad un incontro con Marseille Espèrance per conoscere meglio le loro iniziative e visitare alcuni luoghi della città di particolare interesse per questa associazione, inclusa l’antica chiesa di Saint Victor, e la moschea locale. Desideriamo ringraziare Marseille Espèrance per il loro benvenuto, l’ospitalità e la presentazione delle loro iniziative, nonché per il loro interesse nel lavoro della Commissione preparatoria. Il gruppo prega che l’opera di Marseille Espèrance possa continuare non solo a mantenere la pace nella città, ma anche che costituisca, con il suo esempio di tolleranza religiosa, una ricca risorsa per la vita dei marsigliesi.

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Nota:
    I testi biblici riportati nel presente libretto sono tratti da:
    - Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessionale in
    lingua corrente
, Elledici - Alleanza Biblica Universale, Leumann -
    Roma 2000.

 



 

 
 
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