Indice > Settimana di Preghiera 2009 > Letture Bibliche e commento
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LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA









               

 

 




 
    PRIMO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
Le comunità cristiane di fronte a vecchie e nuove divisioni


Ezechiele 37, 15-19.22-24a Uno nella tua mano
Salmo 103(102), 8-13 (o 8-18) Il Signore è bontà e misericordia; è paziente, costante nell’amore
1 Corinzi 3, 3-7.21-23 Le vostre discordie e le vostre divisioni [...] voi invece appartenete a Cristo
Giovanni 17, 17-21 Fa’ che siano tutti una cosa sola [...] così il mondo crederà


Commento:
 

    I cristiani sono chiamati ad essere strumenti dell’amore costante e riconciliatore di Dio, in un mondo segnato da vari tipi di separazione e alienazione. Essendo battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e professando l’unica fede nel Cristo crocefisso e risorto, siamo un popolo che appartiene a Cristo, un popolo inviato ad essere il corpo di Cristo nel e per il mondo. Cristo ha pregato per i suoi discepoli: che possano essere una cosa sola, cosicché il mondo possa credere.

    Le divisioni fra noi cristiani su contenuti fondamentali della fede e del discepolato feriscono gravemente la nostra capacità di testimonianza di fronte al mondo. In Corea, come in molte altre nazioni, il messaggio cristiano è stato portato da voci in conflitto, che annunciavano una discordante proclamazione dell’evangelo. Vi è la tentazione di vedere le attuali divisioni e i conflitti che le accompagnano come un’eredità naturale della nostra storia cristiana, piuttosto che come una contraddizione interna dell’annuncio che Dio Padre ha riconciliato il mondo in Cristo.

    La visione di Ezechiele dei due bastoni, su cui sono scritti i nomi delle tribù divise dell’antico Israele, e che diventano un solo regno nella mano di Dio, è un’immagine vigorosa della potenza di Dio nel portare la riconciliazione, nel realizzare ciò che un popolo radicato nella divisione non può realizzare. Si tratta di una immagine altamente evocativa per i cristiani divisi, che prefigura la sorgente della riconciliazione che si trova al cuore stesso della proclamazione cristiana. Sui due pezzi di legno che formano la croce di Cristo, il Signore della storia prende su di sé le ferite e le divisioni dell’umanità. Nella totalità del dono di se stesso sulla croce, Gesù tiene unito il peccato umano con l’amore misericordioso e redentivo di Dio. Essere cristiani significa essere battezzati in questa morte, nella quale il Signore, per la sua misericordia senza limiti, incide sul legno della croce i nomi dell’umanità ferita, tenendo noi tutti stretti a lui e ricostituendo la nostra relazione con Dio e fra noi.

    L’unità dei cristiani è una comunione fondata nella nostra appartenenza a Cristo, a Dio. Nel convertirci sempre più a Cristo, veniamo riconciliati dalla potenza dello Spirito Santo. La preghiera per l’unità dei cristiani è un riconoscimento della nostra fede in Dio, una totale apertura di noi stessi allo Spirito. Assieme agli altri nostri intenti per l’unità - il dialogo, la testimonianza comune e la missione - la preghiera è uno strumento privilegiato attraverso cui lo Spirito Santo rende la riconciliazione in Cristo visibilmente manifesta al mondo che Cristo stesso è venuto a salvare.


Preghiera:
Dio Padre compassionevole,
Tu ci hai amato e perdonato in Cristo,
e hai voluto, in quell’amore redentivo, perdonare l’intera umanità.
Guarda con benevolenza a noi
che lavoriamo e preghiamo per l’unità delle comunità cristiane divise.
Donaci l’esperienza di essere fratelli e sorelle nel tuo amore,
affinché noi possiamo essere uno, uno nella tua mano. Amen.




 
    SECONDO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
I cristiani di fronte alla guerra e alla violenza


Isaia 2, 1-4 Cesseranno di prepararsi alla guerra
Salmo 74(73), 18-23 Non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri
1 Pietro 2, 21-25 Le sue ferite sono state la vostra guarigione
Matteo 5, 38-48 Pregate per quelli che vi perseguitano


Commento:
 

    La guerra e la violenza sono ancora i maggiori ostacoli a quell’unità voluta da Dio per l’umanità. Dopotutto, la guerra e la violenza sono il risultato di una divisione non sanata, che esiste in noi stessi, e dell’arroganza umana che impedisce di ritrovare il reale fondamento della nostra esistenza.

    I cristiani della Corea desiderano ardentemente mettere fine a più di cinquanta anni di separazione fra la Corea del Nord e la Corea del Sud, e vedere la pace consolidata nel mondo. La precarietà che prevale nella penisola coreana non solo rappresenta il dolore dell’unica nazione al mondo ancora divisa, ma simboleggia anche i meccanismi della divisione, dell’ostilità e della vendetta che affliggono l’umanità.

    Come si può mettere fine a questa spirale di guerra e di violenza? Gesù ci mostra la forza che può fermare il circolo vizioso della violenza e dell’ingiustizia anche nella più brutale delle situazioni. Ai suoi discepoli, che rispondono alla violenza e reagiscono secondo la logica del mondo, paradossalmente, Egli insegna la rinuncia alla violenza (cfr. Mt 26, 51-52).

    Gesù svela la verità sulla violenza umana. Fedele al Padre, Egli muore sulla croce per salvarci dal peccato e dalla morte. La croce rivela il paradosso e il conflitto inerenti a Gesù fattosi uomo. La morte violenta di Gesù marca l’inizio di una nuova creazione, che inchioda il peccato umano, la violenza e la guerra proprio a quella croce.

    Gesù Cristo insegna una non violenza basata non sul semplice umanitarismo; insegna il ristabilimento della creazione di Dio, la speranza e la fede nella venuta finale dei nuovi cieli e della nuova terra. Questa speranza, fondata sulla vittoria finale di Gesù sulla morte, ci incoraggia a perseverare nella ricerca dell’unità dei cristiani, per contrastare più efficacemente ogni forma di guerra e di violenza.


Preghiera:
O Signore, che hai dato te stesso sulla croce per l’unità del genere umano,
ti offriamo la nostra natura umana deturpata dall’egoismo,
dall’arroganza, dalla vanità e dal risentimento.
O Signore, non abbandonare gli oppressi
che soffrono per le tante forme di violenza, di avversione e di odio,
vittime di erronee credenze e ideologie di conflitto.
O Signore, nella tua compassione tendici la mano,
e prenditi cura del tuo popolo,
cosicché possiamo gustare pienamente la pace e la gioia, nell’ordine della tua creazione.
O Signore, fa’ che tutti i cristiani possano operare insieme
per portare la tua giustizia nel mondo.
Dacci il coraggio di aiutare il nostro prossimo a portare la croce,
invece che mettere la nostra sulle loro spalle.
Signore, insegnaci la saggezza di trattare i nostri nemici con amore,
invece che con odio. Amen.




 
    TERZO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
I cristiani di fronte all’ingiustizia economica e alla povertà


Levitico 25, 8-14 Il giubileo che libera
Salmo 146(145), 1-10 Il Signore difende la causa dei perseguitati
1 Timoteo 6, 9-10 L’amore dei soldi è la radice di tutti i mali
Luca 4, 16-21 Gesù e il giubileo come liberazione


Commento:
 

    Noi preghiamo per l’avvento del regno di Dio. Attendiamo un mondo dove le persone non muoiano precocemente a causa della povertà, mentre il sistema economico del mondo di oggi aggrava la situazione dei poveri e accentua l’iniquità sociale.

    Oggi la comunità mondiale deve far fronte alla crescente precarietà nel lavoro e alle sue conseguenze. L’idolatria del mercato e del profitto, come la brama di denaro secondo l’autore della lettera a Timoteo, appare come “la radice di tutti i mali”. Che cosa possono e devono fare le chiese in questo contesto? Guardiamo al tema biblico del giubileo che Gesù evoca per definire il suo ministero.

    Secondo il testo del Levitico, durante il giubileo doveva essere proclamata la liberazione; gli immigrati per motivi economici potevano tornare alle loro case e alle loro famiglie; se qualcuno aveva perso i proprio beni, avrebbe potuto vivere modestamente come residente straniero. I soldi non potevano essere prestati per interesse, né il cibo dato per guadagno.

    Il giubileo implicava un’etica della comunità, la liberazione dei prigionieri e il loro ritorno a casa, il ristabilimento dei diritti finanziari e la cancellazione dei debiti. Per le vittime di strutture sociali ingiuste, ciò significava il ristabilimento della legge e dei loro mezzi di sussistenza.

    Al contrario, la logica del mondo di oggi, in cui l’“avere più denaro” è visto come il più alto valore e il fine della vita, può solo portare morte. Come chiese siamo chiamate a contrapporci a tutto ciò, vivendo insieme nello spirito del giubileo biblico, seguendo Cristo, e proclamando questo evangelo. Nella misura in cui i cristiani sperimentano la guarigione delle loro divisioni, essi divengono più sensibili alle altre divisioni che feriscono l’umanità e la creazione.


Preghiera:
O Dio di giustizia,
in questo mondo ci sono luoghi che sovrabbondano di ogni bene,
ed altri dove manca il necessario, e sono molti gli affamati e i malati.
O Dio di pace,
ci sono molti in questo mondo che traggono profitto dalla violenza e dalla guerra,
e altri che a causa della guerra e della violenza sono costretti a lasciare le loro case, esuli.
O Dio di compassione,
aiutaci a comprendere che non possiamo vivere solo per la ricchezza,
ma che possiamo vivere per la parola di Dio;
aiutaci a comprendere che non possiamo ottenere l’autentica vita e la vera prosperità,
eccetto che nell’amore per Dio e nell’obbedienza ai suoi insegnamenti.
Ti preghiamo nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.



 
    QUARTO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
I cristiani di fronte alla crisi ecologica


Genesi 1, 31 - 2, 3 E Dio vide che tutto quel che aveva fatto era davvero molto bello
Salmo 148, 1-5 A un suo comando foste creati
Romani 8, 18-23 La distruzione della creazione
Matteo 13, 31-32 Il più piccolo di tutti i semi


Commento:
 

    Dio creò il nostro mondo con saggezza ed amore, e quando ebbe finito la grande opera della creazione, vide che era cosa buona.

    Oggi, tuttavia, il mondo si trova ad affrontare una seria crisi ecologica. La terra soffre per il riscaldamento globale come conseguenza del nostro eccessivo consumo di energia. L’estensione delle foreste nel nostro pianeta è diminuita del 50% negli ultimi quaranta anni, mentre i deserti si stanno espandendo sempre più velocemente; ¾ della vita dell’oceano è già sparita. Ogni giorno più di cento specie viventi muoiono, e questa perdita di bio-diversità è una seria minaccia per l’umanità stessa. Possiamo affermare, assieme all’apostolo Paolo, che la creazione è stata consegnata al potere della distruzione, e geme come nelle doglie del parto.

    Non possiamo negare che gli esseri umani abbiano una pesante responsabilità nella distruzione ambientale. La loro sfrenata avidità porta l’ombra della morte su tutta la creazione.

    Insieme i cristiani devono fare il massimo possibile per salvare il creato. Davanti all’immensità di questo compito, essi devono unire i loro sforzi. Solo insieme possono proteggere l’opera del creatore. È impossibile ignorare la centralità che gli elementi naturali rivestono nelle parabole e negli insegnamenti di Gesù. Cristo mostra grande rispetto anche per il più piccolo seme. Riaffermando la visione biblica della creazione, i cristiani possono contribuire con un’unica voce all’attuale riflessione sul futuro del pianeta.


Preghiera:
O Dio nostro creatore,
il mondo è stato creato dalla tua parola e Tu vedesti che era buono,
ma oggi noi stiamo diffondendo morte e distruzione nell’ambiente.
Concedici il pentimento per la nostra avidità,
aiutaci a rispettare tutto ciò che Tu hai fatto.
Insieme, desideriamo proteggere la tua creazione. Amen.




 
    QUINTO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
I cristiani di fronte alla discriminazione e al pregiudizio sociale


Isaia 58, 6-12 Non abbandonare il proprio simile
Salmo 133(132), 1-4 Come è bello e piacevole che i fratelli vivano insieme
Galati 3, 26-29 Uniti a Gesù Cristo tutti voi siete diventati un solo uomo
Luca 18, 9-14 Per alcuni che si ritenevano giusti


Commento:
 

    All’inizio, gli esseri umani creati ad immagine di Dio erano uno nelle sue mani. Quando il peccato, però, è entrato nel cuore degli uomini e delle donne, abbiamo alimentato ogni genere di pregiudizio; l’identità etnica o anche il solo fatto di essere maschio o femmina può essere motivo di discriminazione. In altri luoghi ancora può essere il fatto di essere disabili, o di aderire ad una particolare religione a causare l’emarginazione. Tutti questi fattori discriminatori sono disumanizzanti, fonte di conflitto e di grande sofferenza.

    Nel suo ministero terreno, Gesù si è mostrato particolarmente sensibile verso la parità di uomo e donna come esseri umani. Egli continuamente ha denunciato la discriminazione in ogni sua forma, così come l’orgoglio che ne derivava. I giusti non sempre sono quelli che potremmo immaginare. Il disprezzo non ha posto nel cuore dei fedeli.

    Il salmo 133 paragona la gioia di una vita condivisa con le sorelle e i fratelli, alla bontà dell’olio prezioso o alla rugiada del Monte Ermon. Ci viene dato di gustare questa gioia con le nostre sorelle e i nostri fratelli ogni volta che ci liberiamo da questi pregiudizi confessionali nei nostri incontri ecumenici.

    Il ristabilimento dell’unità di tutto il genere umano è missione comune a tutti i cristiani. Insieme essi devono opporsi a ogni discriminazione. È anche la loro speranza comune, perché tutti sono uno in Cristo e non vi è più Giudeo o Greco, schiavo o libero, uomo o donna.


Preghiera:
O Signore, aiutaci a riconoscere la discriminazione
e l’emarginazione che reca danno alla società;
dirigi il nostro sguardo e aiutaci a riconoscere i nostri pregiudizi.
Insegnaci a bandire ogni disprezzo
e a gustare la gioia di vivere insieme in unità. Amen.




 
    SESTO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
I cristiani di fronte alla malattia e alla sofferenza

2 Re 20, 1-6 Ricordati di me, o Signore!
Salmo 22(21), 1-12 Perché mi hai abbandonato?
Giacomo 5, 13-15 Questa preghiera, fatta con fede, salverà il malato
Marco 10, 46-52 Gesù gli domandò: Che cosa vuoi che io faccia per te?


Commento:
 

    Quante volte Gesù incontra i malati e vuole guarirli! La consapevolezza della compassione del Signore per i malati è comune a tutte le nostre chiese, sebbene ancora separate. I cristiani hanno sempre seguito il suo esempio, curando gli ammalati, costruendo ospedali e strutture sanitarie, organizzando missioni mediche, e prendendosi cura dei figli di Dio.

    Ma non è sempre così ovvio. I sani tendono a dare per scontata la salute, e a dimenticare coloro che non possono prendere parte alla vita quotidiana della comunità perché sono malati o disabili. Questi ultimi possono allora sentirsi esclusi dalla grazia di Dio, dalla sua presenza, benedizione e potenza salvifica.

    La profonda e radicata fede di Ezechia lo sostiene nella sua malattia. In un momento di dolore, egli trova le parole per ricordare a Dio la sua grazia. Sì, chi soffre potrebbe anche usare parole dalla Bibbia per gridare a Dio o protestare: Perché mi hai tradito? Se nei tempi lieti si stabilisce un’onesta relazione con Dio, fondata sul linguaggio della fedeltà e della gratitudine, nelle avversità la preghiera può anche esprimere dolore, sofferenza o rabbia.

    I malati non sono oggetti, non sono l’ultimo anello in condizioni solo di ricevere cure; essi sono invece soggetti di fede, come imparano i discepoli dalla storia del vangelo di Marco. I discepoli vogliono continuare dritti per la loro via insieme a Gesù; sul ciglio della strada l’uomo malato è ignorato. Ma quando grida, li distoglie dalla loro meta. Se pure siamo abituati a prenderci cura dei malati, non siamo abituati, però, a che gridino o ci disturbino. Il loro grido oggi reclama medicine accessibili nei paesi poveri, e una soluzione per la questione dei brevetti esclusivi e dei profitti. I discepoli che volevano impedire all’uomo cieco di avvicinarsi a Gesù, devono invece diventare i messaggeri della diversa e provvidente risposta di Dio: Vieni, Egli ti sta chiamando.

    Solo quando i discepoli portano l’uomo malato da Gesù, essi comprendono che cosa vuole Gesù: dedicare del tempo per parlare con il malato, ascoltando che cosa voglia e di che cosa abbia bisogno. Una comunità può crescere quando i malati sentono la presenza di Dio nella mutua relazione con le loro sorelle e fratelli in Cristo.


Preghiera:
O Dio,
ascolta il tuo popolo quando grida a te nella malattia e nel dolore.
Possano i sani renderti grazie per la loro salute,
e intendano servire i malati con cuore amorevole e mani aperte.
O Dio, fa’ che tutti noi viviamo nella tua grazia e provvidenza,
divenendo una vera comunità che sana e ti loda insieme. Amen.




 
    SETTIMO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
I cristiani di fronte alla pluralità delle religioni


Isaia 25, 6-9 Egli è il Signore! Abbiamo riposto in lui la nostra fiducia
Salmo 117(116), 1-2 Lodate il Signore, nazioni tutte!
Romani 2, 12-16 Sono giusti non quelli che ascoltano la Legge, ma quelli che la mettono in pratica
Marco 7, 24-30 Hai risposto bene. Torna a casa tua felice


Commento:
 

    Quasi ogni giorno udiamo di violenze in varie parti del mondo fra i seguaci di diverse fedi. Sappiamo anche, però, che in Corea persone di diverse fedi - buddisti, cristiani, confuciani - coesistono, per lo più pacificamente.

    Nel grande inno di lode, il profeta Isaia rassicura che tutte le lacrime verranno asciugate e che vi sarà una grande festa per tutti i popoli e tutte le nazioni. Un giorno, afferma il profeta, tutti i popoli della terra loderanno Dio e si rallegreranno della salvezza che Egli dona. Il Signore “in cui abbiamo riposto la nostra fiducia” è l’ospite nella festa eterna nel canto di lode di Isaia.

    Quando Gesù incontra una donna non giudea che implora la guarigione di sua figlia, inizialmente, in modo sorprendente, Egli si rifiuta di aiutarla. La donna insiste, dicendo: “sotto la tavola i cagnolini possono mangiare almeno le briciole”. Gesù riconosce le ragioni di lei sulla propria missione, volta in egual modo sia ai Giudei che ai non Giudei, e le dice di andare, con la promessa che sua figlia sarà guarita.

    Le chiese si sono impegnate a dialogare per la causa dell’unità cristiana. Negli ultimi anni il dialogo si è sviluppato anche fra popoli di fedi diverse, soprattutto fra quelli “del Libro” (Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo); si tratta di incontri che aiutano non solo a conoscersi meglio, ma anche a promuovere il rispetto e le buone relazioni fra vicini, e a costruire pace dove ci sia conflitto. Se la nostra testimonianza cristiana sarà una a motivo della nostra fede in Cristo, la nostra opposizione ai pregiudizi e ai conflitti sarà assai più efficace. E se ascoltiamo attentamente i nostri vicini di fedi diverse, non possiamo forse imparare qualcosa in più sull’amore inclusivo di Dio per tutti i popoli e sul suo regno?

    Il dialogo tra i cristiani non dovrebbe condurre alla perdita dell’identità confessionale, ma alla gioia di aderire alla preghiera di Gesù, che si divenga una cosa sola, come Egli è uno con il Padre. L’unità non arriverà oggi, e forse neppure domani, ma insieme con tutti i credenti, camminiamo verso il destino finale comune di amore e di salvezza.


Preghiera:
O Signore Dio nostro,
Ti ringraziamo per la saggezza che apprendiamo dalle Scritture.
Infondici il coraggio di aprire il nostro cuore e la nostra mente al prossimo,
ai vicini di altre confessioni cristiane e di altre fedi.
Concedici la grazia di superare le barriere dell’indifferenza,
del pregiudizio o dell’odio;
donaci la visione degli ultimi giorni,
quando i cristiani potranno camminare insieme verso la festa finale,
quando le lacrime e il dissenso saranno superati attraverso l’amore. Amen.




 
    OTTAVO GIORNO
“Essere riuniti nella tua mano”
Proclamazione cristiana della speranza in un mondo di separazione

Ezechiele 37, 1-14 Aprirò le vostre tombe
Salmo 104(103), 24-34 Rinnovi la faccia della terra
Apocalisse 21, 1-5a Ora faccio nuova ogni cosa
Matteo 5, 1-12 Beati siete voi...


Commento:
 

    “Metterò il mio spirito in voi e voi vivrete”. La fede biblica è permeata di speranza certa che l’ultima parola della storia appartiene a Dio, e che non sarà di giudizio, ma di nuova creazione. Come abbiamo visto riflettendo sulle meditazioni dei giorni scorsi, i cristiani vivono in mezzo ad un mondo segnato da ogni genere di divisioni e alienazioni. Eppure la posizione della chiesa rimane quella della speranza, radicata non in ciò che possono fare gli esseri umani, ma nella volontà e potenza di Dio di trasformare la frattura e la frammentazione in unità e integrità, e l’odio che procura morte in amore che dà vita.

    Il popolo coreano continua a subire le tragiche conseguenze della divisione nazionale, ma nonostante ciò, permane in esso la speranza. La speranza cristiana vive anche nella profonda sofferenza, perché è nata dall’amore misericordioso di Dio rivelato nella croce di Cristo. La nostra speranza risorge con Gesù dal sepolcro, mentre la morte e le forze della morte sono sopraffatte; essa si propaga con la missione dello Spirito Santo a Pentecoste, che rinnova la faccia della terra. Il Cristo risorto è l’inizio di una nuova autentica vita, e la sua resurrezione annuncia la fine del vecchio ordine e semina il seme della nuova creazione senza fine, dove tutto sarà riconciliato in Cristo e Dio Padre sarà tutto in tutti.

    “Ora faccio nuova ogni cosa”. La speranza cristiana comincia con il rinnovarsi della creazione, che porta a compimento l’intenzione originaria di Dio nell’atto del creare. Nel Libro dell’Apocalisse, al capitolo 21, Dio non dice “Ora faccio una cosa nuova”, ma: “Ora faccio ogni cosa nuova”. La speranza cristiana non implica una lunga attesa passiva della fine del mondo, ma il desiderio per questo rinnovamento, già cominciato nella resurrezione e nella pentecoste. Non è la speranza di un culmine apocalittico della storia, che faccia collassare il nostro mondo, ma piuttosto la speranza per un cambiamento radicale e fondamentale del mondo già conosciuto da noi. Il nuovo inizio di Dio mette fine al peccato, alla divisione e alla finitezza del mondo, trasfigurando la creazione, cosicché possa prendere parte alla gloria di Dio e condividerne l’eternità.

    Quando i cristiani si riuniscono per pregare per l’unità sono motivati e sostenuti da questa speranza. La forza della preghiera per l’unità è la forza che ci viene dal rinnovamento del mondo operato da Dio; la sua saggezza è quella dello Spirito Santo che soffia vita nuova alle ossa aride e le restituisce alla vita; la sua integrità è quella dell’aprirci completamente alla volontà di Dio, per essere trasformati in strumenti dell’unità che “Metterò il mio spirito in voi e voi vivrete”. La fede biblica è permeata di speranza certa che l’ultima parola della storia appartiene a Dio, e che non sarà di giudizio, ma di nuova creazione. Come abbiamo visto riflettendo sulle meditazioni dei giorni scorsi, i cristiani vivono in mezzo ad un mondo segnato da ogni genere di divisioni e alienazioni. Eppure la posizione della chiesa rimane quella della speranza, radicata non in ciò che possono fare gli esseri umani, ma nella volontà e potenza di Dio di trasformare la frattura e la frammentazione in unità e integrità, e l’odio che procura morte in amore che dà vita.

    Il popolo coreano continua a subire le tragiche conseguenze della divisione nazionale, ma nonostante ciò, permane in esso la speranza. La speranza cristiana vive anche nella profonda sofferenza, perché è nata dall’amore misericordioso di Dio rivelato nella croce di Cristo. La nostra speranza risorge con Gesù dal sepolcro, mentre la morte e le forze della morte sono sopraffatte; essa si propaga con la missione dello Spirito Santo a Pentecoste, che rinnova la faccia della terra. Il Cristo risorto è l’inizio di una nuova autentica vita, e la sua resurrezione annuncia la fine del vecchio ordine e semina il seme della nuova creazione senza fine, dove tutto sarà riconciliato in Cristo e Dio Padre sarà tutto in tutti.

    “Ora faccio nuova ogni cosa”. La speranza cristiana comincia con il rinnovarsi della creazione, che porta a compimento l’intenzione originaria di Dio nell’atto del creare. Nel Libro dell’Apocalisse, al capitolo 21, Dio non dice “Ora faccio una cosa nuova”, ma: “Ora faccio ogni cosa nuova”. La speranza cristiana non implica una lunga attesa passiva della fine del mondo, ma il desiderio per questo rinnovamento, già cominciato nella resurrezione e nella pentecoste. Non è la speranza di un culmine apocalittico della storia, che faccia collassare il nostro mondo, ma piuttosto la speranza per un cambiamento radicale e fondamentale del mondo già conosciuto da noi. Il nuovo inizio di Dio mette fine al peccato, alla divisione e alla finitezza del mondo, trasfigurando la creazione, cosicché possa prendere parte alla gloria di Dio e condividerne l’eternità.

    Quando i cristiani si riuniscono per pregare per l’unità sono motivati e sostenuti da questa speranza. La forza della preghiera per l’unità è la forza che ci viene dal rinnovamento del mondo operato da Dio; la sua saggezza è quella dello Spirito Santo che soffia vita nuova alle ossa aride e le restituisce alla vita; la sua integrità è quella dell’aprirci completamente alla volontà di Dio, per essere trasformati in strumenti dell’unità che Cristo vuole per i suoi discepoli.


Preghiera:
O Dio ricco di grazia,
Tu sei sempre con noi,
anche in mezzo alle sofferenze e alle fatiche,
e sarà così fino alla fine dei tempi.
Aiutaci ad essere un popolo profondamente permeato di speranza,
che viva le beatitudini
e serva l’unità che Tu desideri. Amen.



 


 

 
 
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