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SITUAZIONE ECUMENICA IN COREA 2


Il popolo coreano: cinquemila anni di storia come nazione unita

    Al fine di comprendere la situazione ecumenica in Corea, è necessario capire la peculiare storia della nazione e del popolo coreani.
    La Corea, fondata nel 2333 a.C. dai Dankun, rimase una nazione etnicamente omogenea per cinquemila anni. Nonostante avesse dovuto sopportare gravi minacce da parte della Cina durante i primi duemila anni, la Corea mantenne la propria dignità e libertà come nazione (antico Choson).

    Nel periodo che va dal I secolo a.C al VII secolo d.C., si susseguirono varie dinastie in Corea. Dal 57 a.C. al 935 d.C., le dinastie Koguryô (37 a.C. - 668 d.C.), Paekche (18 a.C. - 660 d.C.) e Silla (57 a.C. - 935 d.C.) diedero vita a quello che sarà chiamato, nella storia coreana, il periodo dei “Tre regni” (Samguk). Nel X secolo, nel nord, alla dinastia Balhae (698-926 d.C.) succedette la dinastia Koryô (918 d.C. - 1392 d.C.), seguita, nel XIV secolo, dalla dinastia Choson (1392 d.C. - 1910 d.C.). Durante l’intero periodo la Corea non solo rimase una nazione omogenea, ma raggiunse anche un grande sviluppo culturale.

    Nel 1897 venne fondata la Corea imperiale (Daehan Jeguk) che segnò l’inizio dell’era moderna nella storia coreana. Dal 1910 al 1945 la Corea fu occupata dai Giapponesi; nonostante ciò i Coreani non persero mai la speranza e non smisero mai di lottare per la propria indipendenza. Questa lotta e tutto l’impegno che ne derivò, li condussero alla liberazione dall’occupazione giapponese nel 1945, con la fine dell Seconda Guerra mondiale. La storia riflette la sorte della Corea; a motivo, infatti, della sua strategica ubicazione geo-politica, ha dovuto sopportare molte ingerenze e invasioni da parte delle grandi potenze mondiali.

    La Corea ha anche dovuto combattere con conflitti interni che riflettevano le varie ideologie. Il perdurare di questa situazione per molti anni ha portato all’istituzione, al nord, della Repubblica popolare di Corea (Democratic People’s Republic of Korea, DPRK), basata sul Comunismo, e, al sud, alla fondazione della Repubblica di Corea (Republic of Korea, ROK), basata sulla democrazia e sulla libertà. Il contrasto e il conflitto fra queste due ideologie hanno portato alla tragedia della guerra coreana (1950-53), che ha mietuto molte vittime. Nel 1953 fu firmato un armistizio, e il confine fra la Corea del Nord e la Corea del Sud, con la sua zona smilitarizzata (DMZ), divenne il simbolo visibile della tragedia della storia coreana.

    Il numero di famiglie divise dalla guerra e dalle sue conseguenze raggiunge quasi i dieci milioni. Solo recentemente a queste famiglie sono state concesse limitate opportunità di incontro, ma nella maggior parte dei casi le famiglie non sanno neppure se i loro membri che si trovano aldilà della divisione nord-sud, siano ancora vivi o meno. Il loro dolore rimane nel cuore di ognuno e costituisce una profonda ferita all’onore e all’identità della nazione.

 

Riconciliazione e collaborazione fra nord e sud

    Il 4 luglio del 1972, la penisola coreana ha vissuto una svolta storica. La Dichiarazione congiunta firmata in quell’occasione ha cambiato l’atmosfera di conflitto e ostilità, attenuando il clima di reciproca violenza, facilitando la discussione e muovendo passi concreti verso l’unificazione nazionale, come un compito comune.

    Il Consiglio ecumenico delle chiese e la Chiesa cattolica si sono impegnati nell’alleggerire la tensione e facilitare il processo di pace. Nel 1988 l’Assemblea generale del Consiglio nazionale di chiese in Corea (National Council of Churches in Korea, NCCK) ha reso nota la Dichiarazione delle chiese coreane sulla riunificazione nazionale e sulla pace (Korean Churches’ Declaration on the National Reunification and Peace); e la Conferenza episcopale coreana (Catholic Bishops Conference of Korea, CBCK) ha organizzato una Commissione per la riconciliazione nazionale (Committee on National Reconciliation). Facendo seguito a questi eventi sono state fondate molte chiese nel nord Corea (come la chiesa cattolica Changchungdang e la chiesa Chilkok) dove si sono tenute celebrazioni.

    In questo contesto il premio Nobel per la Pace Kim Dae-Jung, già Presidente della Repubblica di Corea (ROK), ha tenuto un summit con il leader Nord coreano Kim Jong-Il. Da questo incontro è scaturita la pubblicazione della Dichiarazione del 15 giugno 2000, che rafforzò il governo Sud coreano nella sua politica di distensione denominata “del sole splendente” (sunshine policy) nei confronti del nord. Nonostante ciò, la situazione nella zona demilitarizzata (DMZ) mostra l’alto livello di tensione fra nord e sud. Le energie spese per ricostituire la pace nella penisola coreana, guidate dai paesi coinvolti nelle “trattative delle sei nazioni” (six party talks) hanno portato frutti di cooperazione e collaborazione in vari ambiti, ad esempio: sostegno materiale a livello governativo e civile, scambi a livello culturale, ma anche sportivo, religioso e artistico, così come a livello accademico ed economico.


Superare i conflitti e le divisioni per progredire verso l’unità

    Nonostante i molti sforzi per raggiungere la pace e la riconciliazione nella penisola coreana, rimangono ancora profonde radici di conflitto, divisione e contrasto. Per realizzare un’unificazione pacifica, i due paesi devono affrontare insieme alcune realtà: la tensione fra liberalismo e socialismo, il divario fra ricchezza e povertà, l’oppressione a danno della fede e della religione.

    Vi è un muro fra la popolazione del nord e quella del sud, un muro che sembra difficile abbattere. La speranza e il desiderio ardente di unificazione sono pur sempre presenti da entrambe le parti, come espresso dal comune canto: Uri Ui Sowon Eun Tongil!. Tutti i Coreani, anche se devono affrontare ancora la separazione e la tensione, sperano in una riunificazione di pace e in una autentica riconciliazione per la loro penisola. Come cristiani attendiamo con speranza il giorno in cui Dio renderà le due parti ora divise una sola, e noi potremo lodare Dio e rendergli grazie per questo atto di nuova creazione.


La cornice della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: il movimento ecumenico in Corea.

    La comunità cattolica coreana fu fondata nel 1784 dal primo battezzato cattolico coreano: Lee Sung-Hun, che divulgò la dottrina cristiana fra i suoi compatrioti. Il Protestantesimo fu introdotto in Corea verso il 1880. Nel 1919 i cristiani coreani cooperarono con i loro vicini di altre fedi, ad esempio con i leader del Buddismo, dei Taoismo Chon, e delle Religioni tradizionali, per resistere contro il potere giapponese, per amore della propria indipendenza.

    La nascita del movimento ecumenico in Corea può ricondursi alle raccomandazioni e allo spirito del Concilio Vaticano II (1962-65), e soprattutto al Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, che ha sottolineato l’importanza di unificare gli sforzi di tutti i cristiani per l’unità fra le chiese. Le chiese e gli organismi che, in Corea, prendono parte a colloqui interconfessionali sono: la Metropolia Ortodossa di Corea, la Conferenza episcopale coreana, il Consiglio nazionale di chiese in Corea e le sue chiese membro: la Chiesa presbiteriana in Corea, la Chiesa metodista coreana, la Chiesa presbiteriana nella Repubblica della Corea, l’Esercito della salvezza nel territorio della Corea, la Chiesa anglicana di Corea, la Chiesa evangelica in Corea, le Assemblee di Dio Full Gospel in Corea e la Chiesa luterana in Corea.

    Il Consiglio di chiese nazionale in Corea, che rappresenta il Protestantesimo, e la Chiesa cattolica in Corea, hanno ospitato alternativamente celebrazioni congiunte per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sin dall’inizio degli anni settanta. La preghiera comune ha costituito uno spazio per pregare e lavorare insieme, rafforzando il movimento ecumenico coreano. Nel 1977 biblisti di tradizione protestante e cattolica hanno ultimato la traduzione comune della Bibbia, in modo che, per la prima volta, tutte le Chiese coreane hanno potuto avere la medesima versione della Bibbia in lingua coreana.

    Il movimento ecumenico in Corea si avvale oggi di programmi congiunti diversificati per differenti gruppi: per l’organico di varie denominazioni, per teologi, studenti di seminari, e per moderatori di diverse denominazioni. Un gruppo di studio di teologi ha ospitato un Forum Ecumenico dal 2000, che tratta dei diversi temi teologici al fine di incoraggiare la reciproca comprensione fra chiese cattoliche e protestanti. Inoltre, un gruppo organizzato da seminaristi studenti ha portato avanti programmi di reciproche visite a vari seminari e ha ospitato gare di atletica per sviluppare l’amicizia fra i membri delle varie chiese. I moderatori di varie confessioni si incontrano e pranzano insieme normalmente per approfondire la loro amicizia, comprensione e per uno scambio di idee.

    Un seminario sull’unità dei cristiani in Asia, che si è tenuto dal 24 al 28 luglio 2006 alla Aaron’s House, si è rivelato essere un evento memorabile per la storia del movimento ecumenico coreano. Il seminario era ospitato dal cardinal Walter Kasper, Presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità fra i cristiani. Responsabili ecumenici da diversi paesi asiatici si sono riuniti e hanno discusso sulla visione dell’unità. Il 23 luglio 2006, alla XIX Conferenza metodista mondiale che si è tenuta proprio in Corea, a Seul, il Consiglio mondiale metodista ha firmato la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della Giustificazione che era già stata firmata dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione mondiale luterana nel 1999. Questo evento ragguardevole per l’unità della chiesa a livello internazionale, ha quindi avuto luogo in Corea.

    Radicati sull’esperienza di reciproca fiducia che si è costruita negli anni attraverso programmi congiunti e attività, i capi delle chiese protestanti e cattoliche in Corea hanno compiuto un pellegrinaggio ecumenico dall’8 al 16 dicembre 2006, che includeva una visita a Benedetto XVI e al Vaticano, una visita al Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra, e a Sua Santità il Patriarca ecumenico a Istambul, Turchia. A Roma hanno anche incontrato l’organico del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità fra i cristiani, e, similmente, a Ginevra membri dello staff della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese. Durante queste visite è stata avanzata la proposta che le chiese coreane avrebbero potuto preparare il materiale per la Settimana di preghiera del 2009. I due organismi hanno valutato positivamente la proposta e hanno concordato, affidando loro la stesura del materiale preparatorio.

    Il 23 gennaio 2007 le chiese coreane hanno celebrato la Settimana di preghiera presso la chiesa anglicana di Chongiu, cui è seguito un incontro fra teologi di entrambe le confessioni, cattolica e protestante, durante il quale sono state nominate due persone da parte protestante e tre da parte cattolica come membri della Sottocommissione preparatoria per la stesura del testo della Settimana di preghiera 2009. La Sottocommissione ha avuto il suo primo incontro l’8 febbraio 2007 e ha scelto come tema il brano di Ezechiele 37, 15-28 che contiene la profezia della riunificazione del regno di Israele, esso infatti, evoca la situazione della penisola coreana. È stato poi stabilito che ciascuna denominazione avrebbe scritto una riflessione biblica o una preghiera per ciascuno degli otto giorni. Così ha avuto inizio il lavoro che ha portato alla redazione del materiale per la Settimana 2009.


Conclusione

    Lo stato attuale della penisola coreana - che impedisce ai Coreani che vivono in una parte di essere in contatto con i loro genitori, figli, fratelli e sorelle, parenti e amici che vivono nell’altra parte - è inaccettabile e deve essere superato e risolto definitivamente. La situazione politica nella Corea del Nord, che non permette alle persone di scegliere la propria fede religiosa, rappresenta una situazione oppressiva, che condiziona la coscienza umana. Queste situazioni di confronto, antagonismo, conflitto, violenza, guerra radicati nelle ostilità religiose, razziali, etniche, non sono limitate alla sola penisola coreana, ma accadono in molte parti del mondo oggi. L’esperienza coreana di divisione e di sofferenza è certamente rilevante per i cristiani e per le società di tutto il mondo. I cristiani in Corea - cattolici, ortodossi, protestanti - lavorano insieme per il bene comune, e per portare un’autentica pace alla penisola, anche ai i vicini di altre fedi, Buddisti, Confuciani e altre Religioni tradizionali, incluse il Buddismo Won e il Taoismo Chon (ChonDoGyo).

    Durante la Settimana di preghiera, i cristiani sono chiamati a pregare per la promozione dell’unità e della pace, compiti che sono importanti responsabilità per i cristiani in questo mondo. La speranza che ispira questa preghiera è che tutti i popoli nel mondo possano diventare il popolo di Dio, così Dio sarà il loro Dio e al popolo sarà data la felicità della gioia e della prosperità quando il contrasto, il conflitto e la divisione saranno superate e sarà stata raggiunta l’unità. I cristiani devono pregare con pazienza per “i nuovi cieli e la nuova terra”, e allora si realizzerà la parola del Signore: “Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio” (Ez 37, 23).

 


ENDNOTES



  1. La descrizione delle chiese in Corea e della situazione ecumenica locale è stata preparata da un gruppo locale, sotto la cui responsabilità viene pubblicato il testo.

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