Indice > Settimana di Preghiera 2011 > Situazione Ecumenica in Scozia
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VITA ECUMENICA A GERUSALEMME 2


    Da Gerusalemme, Gesù inviò gli apostoli affinché fossero suoi testimoni "fino agli estremi confini della terra" (At 1, 8). Nella loro missione, essi incontrarono grande diversità di lingue e di civiltà e iniziarono a proclamare il vangelo e celebrare l'eucaristia in diversi idiomi. Come conseguenza, la vita e la liturgia cristiana acquisirono volti ed espressioni che si arricchivano e completavano reciprocamente. Dai tempi più antichi, tutte quelle tradizioni e chiese cristiane vollero essere presenti insieme alla chiesa locale di Gerusalemme, culla della chiesa. Esse sentirono che avevano bisogno di avere una comunità di preghiera e di servizio nel luogo in cui si svolse la storia della salvezza, e attorno ai luoghi in cui Gesù visse, esercitò il suo ministero e soffrì la sua passione, entrando nel suo mistero pasquale di morte e resurrezione. In tal modo la chiesa in Gerusalemme è divenuta un'immagine vivente della diversità e della ricchezza di molte tradizioni cristiane in oriente e occidente. Ogni visitatore o pellegrino in Gerusalemme è invitato, in primo luogo, a scoprire queste varie e ricche tradizioni.

    Purtroppo, nel corso della storia, per vari motivi, questa meravigliosa diversità è divenuta fonte di divisioni, che sono ancora più dolorose a Gerusalemme, dal momento che questo è proprio il luogo in cui Gesù ha pregato "che siano tutti una cosa sola" (Gv 17, 21), dove è morto "per unire i figli di Dio dispersi" (Gv 11, 52) e dove ebbe luogo la prima Pentecoste. Tuttavia si deve anche dire che nessuna di queste divisioni ebbe origine a Gerusalemme; piuttosto, esse furono portate a Gerusalemme da chiese già divise tra loro. Come conseguenza, tutte le chiese in tutto il mondo hanno parte di responsabilità per le divisioni della chiesa di Gerusalemme e perciò sono anche chiamate ad operare per la sua unità, insieme alle chiese locali.

Al momento sono presenti a Gerusalemme tredici chiese:

- con ministero episcopale: la Chiesa Greco-Ortodossa (Greek Orthodox Church), la Chiesa Cattolica Latina (Latin (Catholic) Church), la Chiesa Apostolica Armena (Armenian Apostolic Church), la Chiesa Siro-Ortodossa (Syrian Orthodox Church), la Chiesa Copta-Ortodossa (Coptic Orthodox Church), la Chiesa Etiopica-Ortodossa (Ethiopian Orthodox Church), la Chiesa Cattolica Greco-Melkita (Greek Catholic (Melchite) Church), la Chiesa Cattolica Maronita (Maronite (Catholic) Church), la Chiesa Cattolica Sira (Syrian Catholic Church), la Chiesa Cattolica Armena (Armenian Catholic Church), la Chiesa Cattolica Caldea (Caldean (Catholic) Church), la Chiesa Evangelica Episcopale (Episcopal Evangelical Church), e la Chiesa Evangelica Luterana (Lutheran Evangelical Church).
- senza ministero episcopale: Presbiteriani, Riformati, Battisti, Evangelicali, Pentecostali ecc...

    Tutti insieme i cristiani in Palestina e Israele ammontano a 150.000 e 200.000, costituendo così fra l'1% e il 2% della popolazione totale. La grande maggioranza di questi cristiani sono Palestinesi di lingua araba, ma in alcune chiese vi sono anche gruppi di fedeli di lingua ebraica, che intendono essere una presenza e una testimonianza cristiana nella società israeliana. Accanto ad essi si contano anche le cosiddette Assemblee messianiche, che sono rappresentate dai 4000 ai 5000 credenti, ma che, normalmente, non vengono censite nelle statistiche riguardanti la presenza cristiana.

    Per quanto riguarda i recenti sviluppi nelle relazioni ecumeniche di Gerusalemme, il pellegrinaggio di papa Paolo VI in Terra Santa, nel gennaio del 1964, rimane una pietra miliare. I suoi incontri a Gerusalemme con il patriarca Atenagora di Costantinopoli e con Benedetto di Gerusalemme hanno marcato un nuovo clima di relazioni intraecclesiali. Da quel momento, il corso degli eventi è cambiato.
    Un altro passo importante si verificò al tempo della prima intifada palestinese, nella seconda metà degli anni ottanta. All'interno di un clima di insicurezza, violenza, sofferenza e morte, i responsabili delle chiese cominciarono ad incontrarsi per riflettere insieme su ciò che avrebbero potuto e dovuto dire e operare insieme. Decisero di pubblicare un Messaggio e una Dichiarazione congiunti, ed intraprendere alcune comuni iniziative per promuovere una pace giusta e duratura.

    Da quell'avvenimento, ogni anno i responsabili delle chiese rilasciano un Messaggio congiunto per Pasqua e Natale, come pure Dichiarazioni e Messaggi in altre occasioni particolari. Due dichiarazioni meritano particolare attenzione. Nel novembre 1994 i responsabili delle tredici chiese hanno firmato un Memorandum comune sul significato di Gerusalemme per i cristiani e sui diritti che ne conseguono per le comunità cristiane, da quel momento si incontrano regolarmente, con scadenza quasi mensile. Una versione aggiornata della medesima Dichiarazione, è stata pubblicata nuovamente nel settembre 2006.

    Fino ad ora l'inaugurazione del terzo millennio, celebrata ecumenicamente a Manger Square, a Betlemme, nel dicembre del 1999, rimane l'espressione più significativa di questo nuovo comune pellegrinaggio ecumenico. È stato allora che i responsabili e i fedeli delle tredici chiese, insieme con pellegrini provenienti da tutti il mondo, hanno trascorso un pomeriggio insieme cantando, o leggendo la parola di Dio e pregando insieme.

    La creazione, nel 2006, del Jerusalem Inter-Church Centre, in collaborazione con le chiese locali, il Consiglio ecumenico delle chiese e il Consiglio di chiese del Medio Oriente, è un'altra espressione di crescente collaborazione fra le chiese locali, e del forte legame fra queste e le chiese sparse in tutto il mondo, e, parimenti, un prezioso strumento a servizio di questa crescita ecumenica.

    Un programma di Accompagnamento ecumenico in Palestina e Israele (Ecumenical Accompaniment Programme in Palestine and Israel) è stato inaugurato nel 2002, in coordinamento con le chiese locali e il Consiglio ecumenico delle chiese. Esso coinvolge volontari provenienti da tutte le chiese di tutto il mondo con lo scopo di collaborare con gli Israeliani e i Palestinesi per alleviare le conseguenze del conflitto e accompagnarli verso luoghi di confronto. Questa iniziativa costituisce un altro potente strumento per rafforzare i legami di solidarietà sia nella Terra Santa che con le chiese da cui provengono i volontari.

    Molti altri gruppi ecumenici informali esistono a Gerusalemme. Uno di questi, l'Ecumenical Circle of Friends, che si raduna una volta al mese, ha coordinato la celebrazione annuale della Settimana di preghiera per l'unità per quasi quarant'anni fino ad ora. Ogni anno ciò costituisce un evento di rilievo nella vita delle chiese.

    Notevoli ripercussioni ecumeniche ha anche il dialogo interreligioso a Gerusalemme, città considerata santa da ebrei, cristiani e musulmani, grazie ai membri di varie chiese che lavorano gomito a gomito in questo campo. Insieme, in questo dialogo creano l'esperienza necessaria a superare disaccordi e controversie del passato e a trovare un nuovo comune linguaggio per essere in grado di testimoniare l'unico messaggio evangelico in atteggiamento di mutuo rispetto.

    Fra i cristiani a livello di base, in Palestina e Israele, l'ecumenismo è parte della vita quotidiana. Essi costantemente sperimentano che la solidarietà e la collaborazione sono di vitale importanza per la loro presenza come piccola minoranza in mezzo ad una maggioranza di credenti delle due altre religioni monoteiste. Le scuole cristiane, le istituzioni e i movimenti, lavorano spontaneamente insieme, superando le barriere fra le chiese, offrendo un servizio congiunto, e portando una comune testimonianza. I matrimoni fra credenti di diverse chiese è una realtà generalmente accettata, e si trova in quasi tutte le famiglie; come conseguenza, essi condividono insieme gioie e dolori in situazioni di conflitto e instabilità, tendendo la mano verso i loro fratelli e le loro sorelle musulmani con cui condividono lo stesso linguaggio, la stessa storia e la stessa cultura e con cui sono chiamati a costruire un futuro migliore. Insieme sono pronti a collaborare con credenti musulmani e ebrei per preparare strade di dialogo e per una soluzione giusta e duratura al conflitto in cui la religione è stata troppo spesso usata a e strumentalizzata. Invece di avere parte nel conflitto, la vera religione è chiamata ad essere parte della sua soluzione.
È altresì significativo che la chiesa di Gerusalemme continui a vivere in un clima politico che, per molti versi, è simile a quello della vita della prima comunità cristiana; i cristiani palestinesi sono divenuti una piccola minoranza, essi devono affrontare serie sfide che minacciano il loro futuro in molti modi, mentre essi anelano alla libertà, alla dignità umana, alla giustizia, alla pace, alla sicurezza.

    In tutto questo, i cristiani delle chiese di Gerusalemme si rivolgono ai fratelli e alle sorelle di tutto il mondo perché, in questa Settimana di preghiera per l'unità, essi preghino con loro e per loro, perché possano coronare le loro aspirazioni di libertà e dignità, e di fine di ogni sorta di oppressione umana. La Chiesa eleva la sua voce in preghiera a Dio in anticipazione e speranza per se stessa e per il mondo, perché possiamo essere una cosa sola nella fede, nella testimonianza, e nel nostro amore.

 

 


ENDNOTES



  1. La descrizione delle chiese a Gerusalemme e della situazione ecumenica locale è stata preparata da un gruppo locale, sotto la cui responsabilità viene pubblicata.

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