Centro Pro Unione - Piazza Navona
"Collegio Innocenziano"
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Il Collegio Innocenziano, che prende il nome da papa Innocenzo X Pamphilj, fu costruito durante il suo pontificato (1644-1655) con lo scopo di preparare alla vita ecclesiastica i giovani nati nei feudi di proprietà Pamphilj.
All'età di sette anni i bambini arrivavano a Roma dove, mantenuti nel collegio, continuavano i loro studi nelle scuole romane a spese del principe primogenito. In base al giuspatronato Pamphilj la famiglia poteva scegliere anche il cardinale protettore della chiesa nonché il rettore e il clero officiante.
L' istituto tipicamente assistenziale sembra dovuto, secondo la tradizione, alla volontà di donna Olimpia Maidalchini piuttosto che a quella di Innocenzo X. Ella si dedicò alle fabbriche Pamphilj dal 1653 (anno in cui fu riammessa alla corte pontificia dopo un periodo di disgrazia) al 1656, quando fu allontanata da Roma per volontà del nuovo pontefice Alessandro VII Chigi.
Innalzato sul lato occidentale della piazza, il complesso apparteneva al programma di normalizzazione del sito voluto da papa Pamphilj con il fine di trasformare la piazza Navona nell'Insula della famiglia. Esso sorse sull'area dell'antico palazzo Rivaldi, acquistato dagli Ornano che lo cedettero ai Pamphilj nel 1653.
Nel 1654 l'edifico fu demolito per costruirvi la sacrestia di S. Agnese in Agone e il Collegio. Architetto fu Francesco Borromini che aveva già lavorato per i Pamphilj nel palazzo gentilizio sulla stessa piazza. |

Entrata al "Collegio In- nocenziano", attuale Centro Pro Unione
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Veduta dalla 'Sala Conferenze' su Piazza Navona |
Esso occupa un'area che si estende tra le vie dell'Anima e di S. Agnese, e prospetta sulla Piazza Navona con una facciata in cui si apre la serliana che appare come una sigla dei progetti borrominiani per i Pamphilj.
La stessa trifora con apertura centrale ad arco e le due laterali trabeate si trova infatti anche nella corpo di fabbrica adiacente alla facciata di S. Agnese. Ancora a Borromini si devono i progetti della rampa elicoidale di accesso al piano nobile e del cortile.
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In quest'ultimo gli ordini inferiori sorreggono architravi mentre quello superiore un'altra serliana. Al piano nobile si apre la biblioteca, i cui soffitti furono affrescati da Francesco Cozza con tre Virtù (Liberalità, Giustizia e Fede), nella volta della saletta, e con l'Apoteosi dei Pamphilj nel salone (1667). L'artista fu chiamato a lavorare al collegio da Camillo Pamphilj, dopo che tra il 1657 e il 1661 aveva affrescato il palazzo di Valmontone.
Gli Innocenziani dovettero insediarsi non prima de 1658 nel collegio, dove don Camillo aveva fatto allestire un salone, due stanze più piccole e alcuni corridoi per sistemarvi la sua libreria personale insieme a quella ereditata dai Pamphilj.
Nel testamento (1666) egli lascia disposizioni per la sistemazioni dei fondi bibliotecari, raccomandandosi di trasportare nel collegio anche i libri conservati nel palazzo dì piazza Navona. La gestione del patrimonio librario doveva essere affidata infine a Nicolò Angelo Caferri, gentiluomo e letterato della corte di Camillo.
Preso da: L. Montalto, II Collegio Innocenziano, in Piazza Navona Isola dei Pamphilj, Roma 1970, pp. 241-246
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